Decreto crescita, l'ira della Serie A. Salvini: «Era reddito di cittadinanza per calciatori stranieri». Cosa succede ora

Venerdì 29 Dicembre 2023, 17:22 - Ultimo aggiornamento: 22:57

Da Osimhen a Lukaku

Bene ha fatto il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, a chiudere prima di Natale il rinnovo di Victor Osimhen. Pur magari allargando un po' di più il portafoglio, ha potuto così rientrare nei risparmi fiscali previsti dal Dl Crescita, non fidandosi delle promesse di proroga. La doccia fredda del mancato prolungamento del beneficio nel Consiglio dei ministri di ieri ha spiazzato molte società, che contavano di usufruirne nell'imminente mercato di gennaio per pescare qualche gioiello all'estero o per rinnovare a breve i contratti in scadenza a giugno (nella bozza, era prevista la proroga di due mesi).

La reazione negativa della Lega serie A, a nome di tutti i club, è stata immediata, con l'appello al parlamento di intervenire per sistemare la cosa, anche se con inevitabile prolungamento dei tempi, ma intanto molte trattative rischiano lo standby. Tutti dovranno fare i conti con maggiori uscite, dato che ogni milione di stipendio netto costava finora al lordo 1,5 milioni, e invece passerà a due, come è per i giocatori italiani.

Grazie a tale sconto, sono arrivati in Italia tanti campioni, da Lukaku a Kvaratskhelia, da Pavard a Rabiot. Il Milan ne ha molto usufruito, portando a San Siro giocatori come Pulisic e Reijnders, e ora si troverà senza questo strumento per trattare i rinnovi di una colonna come Maignan ma anche di Giroud. La Roma, se volesse tenere Josè Mourinho, e anche Lukaku, dovrebbe mettere a bilancio altre cifre rispetto al previsto, così come l'Inter per trattenere Dumfries.

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