Ilaria Salis, il papà: «Costretta a stare 23 ore in cella, è molto agitata». Chiesti i domiciliari a Budapest: cosa dice la norma Ue

Martedì 12 Marzo 2024, 20:36 - Ultimo aggiornamento: 22:47

La norma europea

E a fare da sponda alla richiesta di domiciliari a Budapest potrebbe essere una norma europea del 2009 che disciplina un trattamento omogeneo per i detenuti nei 27 Stati membri. Trattamento che, per Ilaria, in Ungheria è invece andato ben oltre il diritto comunitario.

Ancora oggi, nonostante la situazione sia migliorata dopo che la detenzione di Ilaria è diventata un caso mediatico, «Ilaria è costretta a stare 23 ore in cella», ha raccontato il padre, spiegando che la figlia in questi giorni «è molto agitata» in vista dell'udienza del 28 marzo. Già, perché a sentire Roberto Salis non tira una bella aria sulla vicenda. In conferenza stampa, ha ricordato l'intervento del portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs, «che ha screditato l'avvocato ungherese di mia figlia perché oppositore politico e ha diffamato Ilaria dicendo che ha solo la terza media».

Quindi ha sottolineato come, pochi giorni dopo, sia stato l'ambasciatore ungherese in Italia a dire «falsità» sul conto della 39enne. Infine, il 28 febbraio scorso, il ministro degli Esteri Peter Szijjarto «ha dichiarato di fatto che mia figlia è colpevole, auspicando una pena esemplare. Tutto questo in uno Stato di diritto e in un Paese membro dell'Ue è inaccettabile», ha sottolineato il padre di Ilaria. Al suo fianco, all'Eurocamera, c'era l'opposizione al gran completo: da Massimiliano Smeriglio (Avs) al dem Brando Benifei, da Sabrina Pignedoli (M5s) a Nicola Danti di Iv, fino a Rosa D'Amato dei Verdi.

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