Vannacci torna a Roma per il nuovo incarico e trova la notifica dell'inchiesta a suo carico. Subito in licenza: «Motivi familiari»

Lunedì 4 Dicembre 2023, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 14:09

«Non chiamateli femminicidi»

Quello di Giulia Cecchettin «non mi piace chiamarlo femminicidio. Perché chiamare l'omicidio di una donna in modo diverso? Quindi l'assassinio di un tabacchino lo chiameremo commercianticidio? C'è in qualsiasi omicidio una matrice precisa». Comincia così l'attacco del generale Vannacci a chi vede nel caso Cecchettin un omicidio di genere. «Si parla da anni di femminicidi, eppure le donne continuano a venire uccise», aggiunge. «Mi sembra più importante evidenziare che siamo tutti uguali davanti alla violenza».

Il concetto del generale, di fatto, annienta la lotta femminista eliminando l'accento del potere maschile su quello femminile. Il pattern dell'uomo possessivo, figlio di un sistema sociale autoritario e machista, che usccide la propria compagna, moglie, ragazza, non viene preso in considerazione da Vannacci, che comincia quindi ad attaccare l'idea di patriarcato, e i femminicidi ad esso associati.

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