Testa calda
Due mesi dopo, il 49enne ha incontrato di nuovo Fandaj, in un bar di Altivole. «Appena l’ho visto ho girato i tacchi per paura che si ricordasse di me. Non volevo altri guai. Avevo capito che era un attaccabrighe. Ma non pensavo che arrivasse a uccidere - conclude amaramente l’imprenditore -. Sono sconvolto: Vanessa non meritava questa fine». Uccisa barbaramente con 8 coltellate. I sintomi della «gelosia patologica» (come l’ha definita la Procura) c’erano già. Sarebbe stato proprio quel pressing a spingere Vanessa a mettere fine a quella relazione. Ma il 41enne l’aveva presa malissimo: minacce, appostamenti, ricatti, revenge porn, fino alla decisione di ucciderla. Fandaj non accettava i “no”. Se n’erano accorti anche in Comune ad Altivole: «Era una persona in apparenza mite, tranquilla e questo poteva trare in inganno - riferisce la sindaca Chiara Busnardo -. Ma se riceveva un rifiuto esplodeva in scatti di rabbia».