Simonetta Cesaroni potrebbe aver stretto nelle mani capelli o peli del suo assassino. Potrebbe essere questa una nuova svolta nel delitto della ragazza uccisa a Roma, in via Poma, il 7 agosto del 1990. Le nuove scoperte sono state fatte grazie a un'attività tecnico-scientifica particolarmente innovativa portata avanti con lo scopo di fornire nuovi elementi agli inquirenti. Ne parla a Tgcom24 Franco Posa, esperto in neuroscienze forensi e ricostruzione dei cold case che sta lavorando a questo cold case con la collega Jessica Leone.
Giacomo Chiapparini, chi era l'imprenditore travolto e ucciso da 25mila forme di Grana Padano
La peluria
«Ci sono segni dei quali non si trova traccia nelle perizie fatte nel corso degli anni - spiega - Parliamo, per esempio, della regione del collo e di una mano, dove vi era peluria che non è stata studiata e valutata. Il che lascia pure un pochino basiti. Però, era un'altra epoca. C'era questa peluria, che non è stata repertata. Dagli ingrandimenti fatti con tecniche innovative, le evidenze che sono saltate fuori sono tante. Quindi: lesioni mai descritte con precisione, materiale biologico come questa peluria depositata su una mano e un'impronta sul collo che stiamo studiando. Grazie a una tecnica che permette di ingrandire questa lesione, possiamo m isurarla e confrontarla con lo strumento che probabilmente è stato usato per stringere»