Preso a pugni dai carabinieri a Modena: «Neanche in Libia trattato così, mi hanno picchiato anche in caserma»

La scena, ripresa in video da un passante, è subito diventata virale e ha fatto scoppiare il caso

Video

di Redazione Web

«Neanche in Libia sono stato trattato così». A parlare è Diallo Idrissa, l'aiuto cuoco arrestato (e poi rilasciato) a Modena per resistenza a pubblico ufficiale e preso a pugni dai carabinieri. La scena, ripresa in video da un passante, è subito diventata virale e ha fatto scoppiare il caso. Il guineano di 23 anni, secondo il verbale redatto dopo l'arresto, avrebbe fatto resistenza all’arresto e danneggiato la gazzella. Così, i due militari, temporaneamente ricollocati altrove, hanno usato la forza. Lui però nega le accuse. «Non avevo i documenti, ma non mi hanno dato il tempo di chiamare un amico per farmeli portare: sono stato subito aggredito. E anche in caserma mi hanno picchiato», dice a La Stampa dall'ospedale dove è ricoverato.

Picchiato dai carabinieri a Modena: cosa ha detto

Pugni e schiaffi sulla nuca. Il video brutale mostra l'aggressione al 25enne in largo Garibaldi a Modena. «Non avevo fatto assolutamente niente e non volevo essere arrestato. Sono in Italia da sette anni e non ho mai avuto problemi con la legge. Niente droga, non tiro tardi, ho sempre lavorato», dice ancora. «In Italia non ero mai stato trattato così, mi era successo solo in Libia», aggiunge il giovane, che poi ringrazia chi ha fatto il video. 

Chi è il guineano

Il guineano di 23 anni arrestato ieri dai carabinieri a Modena e preso a pugni da un militare risulta essere arrivato in Italia sette anni fa come minore non accompagnato.

Avrebbe attraversato il Mediterraneo a bordo di un barcone e poi, una volta a Modena, ha trovato lavoro come lavapiatti. Andando avanti nel tempo è stato promosso ad aiuto-cuoco e ora lavora regolarmente in un ristorante della provincia.

Il giovane avrebbe riferito al giudice di trovarsi alla fermata dell'autobus per andare al lavoro quando è stato controllato. Non aveva con sé i documenti e avrebbe detto ai militari, riferisce la sua avvocata, Barbara Bettelli, che avrebbe potuto chiamare un amico che glieli avrebbe portati. A quel punto sarebbe stato però invitato a salire in macchina per andare in caserma e lui non voleva. "In udienza è stato detto che è stato controllato perché sembrava sospetto. Ma non c'era a mio avviso nessun indizio che stesse commettendo un reato", spiega la legale. Si tratta di un ragazzo arrivato in Italia alcuni anni fa "in barcone" e "non risultano precedenti di condanne". Dopo aver fatto il lavapiatti, attualmente lavora come aiuto cuoco in un ristorante della provincia "ed è molto apprezzato dal suo titolare". L'udienza è stata rinviata al 18 aprile.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Marzo 2024, 12:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA