David Puente: «Minacce? Continuerò a svelare le fake news. Chi non ha paura è folle»

David Puente: Lotto per la verità, ma c'è da aver paura

di Marco Esposito
David Puente è un debunker. In parole povere è specializzato nello scovare e smentire le bufale su Internet, insomma smaschera le fake news. Nella vita di tutti i giorni è un programmatore e consulente. Quest'estate ne è anche stato vittima in prima persona.

Che cosa è successo?

«Sono stato minacciato e diffamato: hanno fatto girare un articolo che sosteneva che fossi stato arrestato con l'accusa di pedofilia. Sono stufo di lasciar perdere, soprattutto voglio ricordare che internet non è un far west. Le leggi valgono anche online, se mi minacci di morte o mi diffami ne devi pagare le conseguenze».

Da quanto era minacciato?

«Da un po' di tempo, però inizialmente erano sempre dei leoni da tastiera, cose di cui non tener conto. Da dicembre qualcosa è cambiato: ne ho ricevute parecchie da svariati account. Usavano la stessa metodologia. Prima commentavano in maniera minacciosa, poi cancellavano tutto aggiungendo in quello successivo “ricordati cosa ti ho scritto”. Questa cosa ripetitiva mi ha insospettito e ho cercato di capire chi fossero queste persone. Ho notato che parlavano pubblicamente con una persona in particolare che già ce l'aveva con me e chiedevano addirittura il mio indirizzo di casa. E questa persona lo forniva tranquillamente».

E lei?

«L'ho denunciato per questo e per istigazione. E' un mio vecchio nemico. Ma ero spaventato, mi sono sentito insicuro».

Perché ce l'hanno con lei?

«Lui ha diffamato una persona che è morta, e di cui io ho preso le difese. Ma i suoi follower gli vanno dietro. Ad un certo punto, sentendomi in pericolo, avevo iniziato a non annunciare più le mie partecipazioni ad incontri pubblici o a tavole rotonde. Poi le minacce sono tornate ad aumentare dopo aver dimostrato che l'account di Lara Pedroni era un fake».

Cosa faceva questo account?

«E' un account che per un anno – usando foto modificate di una modella inglese – cercava di attirare utenti, partecipava a discussioni di gruppo pro putin Lega e M5S, e ha iniziato a diffondere fake news su Saviano in primo luogo, ma poi anche sulla Boldrini. Quella di Saviano è stata quella che ha fatto più rumore. Da quel momento sono arrivate messaggi molto violenti e minacciosi “Non mi importa cosa mi accadrà, ma ti farò fare una brutta fine”».

E' andato a denunciare anche questo?

«Certo, non è stato bello leggere queste cose. Non importa chi sia, nessuno si deve permettere di farlo. Poi ho anche denunciato per diffamazione».

Cioè?

«Mi sono accorto che su twitter alcuni account finti hanno iniziato a pubblicare foto di Burioni per screditarlo. Ho denunciato pubblicamente che era in corso un attacco organizzato contro di lui. A quel punto mi hanno fatto quello scherzetto dell'Ansa, creando una falsa una pagina del sito dell'agenzia in cui venivo accusato di atti osceni davanti a bambini».

Chi è che ce l'ha con lei?

«Possono essere anche semplici persone, dall'utente che non gradisce che io smentisca le cose in cui crede, fino al bufalaro di professione. E' normale che esistano persone a cui la mia opera non piaccia. Sono personaggi diversi, ma non ho trovato collegamenti ideologici o di tema».

La sua famiglia è spaventata?

«Era preoccupata fino a quando non ho denunciato e la polizia non mi è venuta incontro. Hanno fatto anche un post per me su facebook, hanno segnalato la bufala della pedofilia ai miei danni».

Di lei si sa poco, anche se ormai è abbastanza noto

«Sono nato a Merida, Venezuela. Mia madre, italiana del Friuli, era andata a vivere in Venezuela con i nonni e i suoi fratelli. Mio padre è del Perù, si son conosciuti all'Università. Vivo in Italia dal 1990, sono nato nel 1982, ero piccolo ma abbastanza grande da capire cosa succedeva. Imparare l'italiano non era un problema, già in Venezuela lo sentivamo parlare a casa, insieme al friulano».

Ora è un programmatore e consulente. In passato hai lavorato anche con la Casaleggio, giusto?

«Si, dal 2007 al 2011. Mi occupavo della comunicazione online e del blog di Antonio di Pietro, poi mi sono licenziato».

Perché?

«Volevo cambiare vita».

Pensa di proseguire a svelare le fake news?

«Assolutamente si. Non voglio darla vinta a nessuno, e soprattutto credo in quello che faccio».

Perché lo fa? Molti si chiedono chi glielo faccia fare

«Anni fa notai una deriva, un diluvio di fake news. Per senso civico aiutai chi ci cadeva, lo faccio per questo, per arginare un fenomeno ed educare».

Ha paura?

«Chi non ha paura è un folle».
Ultimo aggiornamento: Sabato 8 Settembre 2018, 21:54
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