Fabrizio e Laura creavano divise per il food, ora producono le mascherine "Crown": «La nuova vita del Made in Italy»
di Mario Fabbroni
«Siamo già specializzati nell'abbigliamento professionale, sia per il food che per il settore sanitario - dice Fabrizio Silvestri, 43 anni -. Non abbiamo pensato di chiudere i battenti neppure per un attimo. Così ci siamo riconvertiti, mantenendo attivi i nostri dipendenti».
Ecco allora l'idea della stilista Laura Bottomei (che è anche moglie di Fabrizio): «Nei nostri magazzini c'è un tessuto sanitario con tanto di certificazione di qualità, ho disegnato un tipo di mascherina che rispettasse tutte le norme. L'abbiamo chiamata Crown». Corona. è una mascherina in tessuto lavabile (anti polvere) fatta al 100% con cotone Indanthrene (solido al cloro). «Quindi non si tratta di un dispositivo di protezione adatto ai medici ospedalieri ma perfetto per tutte le altre categorie - aggiunge Laura Bottomei -. La mascherina Crown è infatti realizzata con il tessuto delle divise utilizzate dal personale sanitario in sala operatoria. Niente usa e getta ma totalmente igienizzabile, quindi utilizzabile più volte al mese».
Perché l'amara verità è questa: anche alla fine dell'emergenza, sarà molto difficile abbandonare la regola della protezione individuale quando si entrerà in uffici e luoghi aperti al pubblico. Come dire che la mascherina sarà un elemento imprescindibile se si vuole uscire all'esterno. «Tutti dovremo portarla, specialmente il personale addetto a servire la clientela - anticipa Fabrizio Silvestri -. Credo che sarà anche un elemento del corredo di ogni chef e del personale impegnato nella ristorazione. In questo la nostra vita è sicuramente cambiata».
Insomma, obbligo di mascherina. Bisognerà produrne sempre di più. E la riconversione industriale di molte imprese sarebbe quindi permanente. L'azienda Circuito da lavoro ne sforna in media 30 mila a settimana.
«Ma la situazione è precaria, potremmo essere costretti a fermare la macchina produttiva. La filiera della moda, cui ci riferiamo, ha praticamente chiuso: è difficile trovare i fornitori, i manutentori delle apparecchiature, perfino i rivenditori. Invece questo è il momento di puntare tutto sul Made in Italy, specie quello di qualità. E proteggere il lavoro delle aziende che producono qui, per essere sempre più autosufficienti».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Marzo 2020, 09:52
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