Battiston ex terrorista in 'Dopo la guerra': "Oggi trionfa la strategia del terrore"

Battiston ex terrorista in 'Dopo la guerra': "Oggi trionfa la strategia del terrore"

di Michela Greco
«Giuseppe Battiston somiglia a Orson Welles, occupa fisicamente e moralmente lo spazio». Così la regista Annarita Zambrano aveva spiegato la decisione di affidare a lui il ruolo del protagonista di Dopo la guerra, sguardo all’interno di una famiglia macchiata dalla colpa del terrorismo. Non più solo caratterista, quindi, Battiston, che mettendosi nei panni di un militante di estrema sinistra in esilio in Francia dopo una condanna all’ergastolo ha portato il ruolo fuori dal cliché del bel tenebroso e lo ha espresso in tutte le sue contraddizioni.

Passato in anteprima al Festival di Cannes e in sala in autunno, il film è in cartellone al Biografilm Festival, mentre la città di Bologna era stretta nelle misure di sicurezza approntate per il G7 sull’ambiente. Quanto è stato difficile capire le motivazioni di un ex-terrorista, per cercare di incarnarlo? «È stata un’esperienza molto interessante per diverse ragioni, tra cui la possibilità di esprimermi in una lingua diversa dalla mia, il francese e quella di creare un vissuto che ovviamente non mi appartiene».

Come si è preparato per il ruolo? «Mentirei se dicessi che ho analizzato le interviste dei brigatisti, il loro modo di parlare o di essere. Ne avevo ovviamente memoria ma ho trovato tutti gli elementi che mi servivano nella sceneggiatura. Ho cercato di ricostruire il percorso di un uomo che non aveva fatto pace né con se stesso né col proprio passato».

Visto il personaggio controverso c’era qualcosa che le faceva paura nell’interpretarlo? «Sì, temevo che potesse diventare un simbolo politico, ma la cosa più spaventosa è la mancanza di riflessione su quegli eventi, che ci impedisce di capire i terrorismi attuali. Non c’è bisogno di un film sulle Br, ma sulla dinamica del terrore e su come viene o non viene digerita e analizzata».

A livello personale, in questo momento storico, prova paura o rabbia? «Provo un grande sconcerto. Alla finale di Champions non è successo nulla, eppure si sono fatti male in mille: è il trionfo della strategia del terrore. Arrivano a far male senza nemmeno mandare uno in piazza. Ora, ad esempio con gli elicotteri, che ci ronzano in testa per il G7 ci sentiamo in uno stato di polizia. È un sottofondo assordante a cui ci stiamo abituando».

In quali film la vedremo prossimamente? «Ho fatto diverse opere prime, perché spero sempre che dagli esordi nasca un nuovo linguaggio. Arriveranno presto in sala i film di Simone Spada, Giuseppe Lo Console e Antonio Padovan. E sono nel cast del nuovo film di Andrea Segre, L’ordine delle cose».
Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Giugno 2017, 08:48
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