Mancini, i motivi dell'addio all'Italia: dal «malessere» per le nomine alla telefonata con Gravina

A 24 ore dall'annuncio che ha scosso il mondo del calcio italiano: la ricostruzione di cosa ha portato alle dimissioni di Roberto Mancini

Mancini, i motivi dell'addio all'Italia: dal «malessere» per le nomine alla telefonata con Gravina

di Niccolò Dainelli

Nella caldo torrido di Nerone, una doccia gelata ha colpito il calcio italiano e non solo. Il ct della Nazionale ha deciso di lasciare il suo incarico: da ieri Roberto Mancini non è più il commissario tecnico degli Azzurri.

E a 24 ore dall'annuncio a sorpresa che ha scosso i vertici del nostro calcio, spuntano le indiscrezioni sui motivi che hanno portato l'allenatore del secondo Europeo della storia del Bel Paese a dare l'addio. Ma procediamo con ordine.

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Mancini: i motivi dell'addio all'Italia

C'è chi in un primo momento aveva ipotizzato che alla base della rottura ci fosse la recente nomina di Gianluigi Buffon come capo delegazione della Nazionale. Ma in realtà non è proprio così. L'assetto tecnico dell'Italia, recentemente rivisto e che prevedeva maggiore potere nelle mani di Roberto Mancini, era stato concordato proprio dal ct e da Gabriele Gravina, presidente della Figc. Buffon, dunque, era previsto nei piani di Mancini, ma probabilmente le figure scelte per affiancarlo non lo hanno poi convinto del tutto.

E, coincidenza (?) ha voluto, che proprio ad alcuni giorni dalle nomine e promozioni, il ct ha annunciato il suo: «basta, vado via per motivi strettamente personali».

Lasciando tutti di sasso, anche e soprattutto Gravina, che mai avrebbe pensato di dover affrontare un problema simile nel pieno dell'estate e all'inizio di una stagione che condurrà ad Euro 2024. 

Secondo quanto rivelato da Il Corriere della Sera, i primi sospetti che stesse accadendo qualcosa di grosso, di irrimediabile, nascevano dalle riflessioni preoccupate di Silvia Fortini, moglie di Roberto, ma anche avvocato che si occupa della carriera del marito. Sensibile, capisce che il suo uomo vive un «malessere». Roberto ha dei dubbi, si confida, non sono vacanze serene quelle di casa Mancini. Ogni tanto arriva la telefonata di Andrea, il figlio, che sta facendo il praticantato da ds, i primi passi, nella Samp, ha bisogno di consigli di papà. Sono gli unici momenti di svago di Mancini, che ha sempre nel cuore la Sampdoria, ma questo «malessere del ct» esiste, diventa profondo e occupa i suoi giorni.

La telefonata

E il malessere del ct si manifesta in tutta la sua forza nella telefonata di venerdì sera tra Mancini e Gravina. Il presidente della Federcalcio chiama Mancini, parlano a lungo. Si tratta di una telefonata serena, ma Gravina si rende conto che qualcosa non va. Gravina rincuora Roberto Mancini, gli sta vicino come sempre e lui, dal canto suo, lo ringrazia, ma prende tempo. 

La telefonata si conclude con un: «grazie presidente, ci dormo sopra e la notte mi porterà consiglio…». Una frase che può significare tutto o niente, ma che indubbiamente ha messo ansia a Gravina. Un'ansia legata a mille fattori, fuorché uno. Non avrebbe mai pensato che il ct stesse valutando le dimissioni. Poi la Pec che squarcia la serenità del presidente e di tutto il calcio italiano: Roberto Mancini non è più il tecnico della Nazionale. 

Probabilmente la verità su quanto accaduto nella testa di Mancini la sapremo solo tra un bel po' di tempo, ma le sirene dall'Arabia Saudita e l'aumento di responsabilità nelle sue mani di una Nazionale che (esclusa la parentesi felice e vittoriosa di Euro 2020) fatica a imporsi nel cambio generazionale, hanno sicuramente giocato un ruolo decisivo nella scelta drastica dell'addio. 

Una parentesi vincente, l'ennesima, di Roberto Mancini si è appena conclusa e presto sapremo dove si aprirà un nuovo capitolo della sua carriera. Tempo al tempo. Adesso dovrà essere smaltito quel malessere accumulato nell'ultimo periodo.


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Agosto 2023, 16:30

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