Enzo D'Orsi, morto il grande giornalista: aveva 71 anni. Ha raccontato il calcio per un ventennio al Corriere dello Sport, poi a Leggo

D'Orsi è morto stamani a Saluzzo, nel cuneese. Lascia una moglie, tre figli e 5 nipoti. Fu lui a suggerire a Paolo Mantovani, allora presidente della Sampdoria, di proporre la nascita della Supercoppa italiana, trofeo nato nel 1988

Enzo D'Orsi, morto il grande giornalista: aveva 71 anni. Ha raccontato il calcio per un ventennio al Corriere dello Sport, poi a Leggo

di Daniele Molteni

Enzo D'Orsi è morto oggi. E' stato uno dei più grandi giornalisti italiani nel raccontare il calcio, capace di unire al geniale fiuto per la notizia l'immensa conoscenza e competenza tecnica. Aveva 71 anni. Amava il football inglese, il Manchester United, su tutto e tutti, e la Francia. Nel suo cuore avevano un posto speciale Zinedine Zidane e Michel Platini, con cui ha avuto un rapporto stretto negli anni juventini. Perché Enzo, è stato per un ventennio inviato e capo della redazione torinese del Corriere dello Sport fino al 2000, prima di passare - dopo un'esperienza a Rigore - a guidare Leggo Torino. Nel capoluogo piemontese era arrivato dall'Umbria, da Foligno, nel Perugino. Non viveva in città, ma nella tranquilla collina di Saluzzo, nel cuneese. 

In un'epoca in cui internet era appena agli albori, Enzo sapeva tutto sul calcio, in particolar modo quello internazionale. La sua documentazione cartacea era mostruosa. E poi gli scoop, sulla Juve ma non solo. Come ha scritto Emanuele Gamba su Repubblica fu il primo ad anticipare il sistema Moggi, poi deflagrato in Calciopoli. Perché con il suo stile di scrittura asciutto e senza fronzoli ma accattivante, Enzo non disdegnava le battaglie, anzi, e spesso amava andare contro corrente senza avere paura di farsi dei nemici. Lui voleva un giornale pieno di «cose interessanti da leggere». Le imprecisioni lo facevano infuriare, più dei "buchi" presi («quelli si incassano e si danno») e al pari dei titoli con il punto di domanda. «E lo chiedi a me che sborso un euro per comprare il giornale!», era una sua frase mitica. «La partita? Scrivila come se la raccontassi ad un amico tornato a casa dallo stadio», è stato un altro suo grande insegnamento. 

Fu lui inoltre a dare l'idea delle Supercoppa Italiana in una cena di fine 1988 quando propose a Paolo Mantovani, al tempo proprietario della Sampdoria di Vialli e Mancini, di organizzare una nuova competizione prendendo spunto da quella inglese.

Anche se di questo merito Enzo non se ne vantava. Ha raccontato il calcio non solo sulla carta stampata, ma anche sui libri come “Gli undici giorni del Trap” (2018), “Non era champagne” (2019) e “Michel et Zibi” (2020). 

E' stato inoltre un grande scopritore di giornalisti, a cominciare da Massimo Gramellini, adesso vice-direttore del Corriere della Sera, a Guido Boffo, vicedirettore del Messaggero, da Federico Ferri, capo di Sky Sport, a Emanuele Gamba e Marco Bonetto, firme e inviati di Repubblica e Tuttosport. Enzo, che quando gli portarono uno scritto del giovanissimo Gramellini disse che «questo è un genio o un pazzo, propenderei per un genio», ha insegnato a tutti il rigore professionale al di sopra di tutto. Lascia la moglie Paola, tre figli, il cui maggiore Jacopo ha seguito le orme paterne diventando firma de La Stampa, e cinque nipoti. Non ci saranno funerali, Enzo sarà tumulato nella cappella di famiglia a Belfiore, frazione di Foligno. Che la terra ti sia lieve.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Aprile 2024, 15:26

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