Buffon nuovo capo delegazione dell'Italia: «Orgoglioso e felice ma non sono all'altezza di Vialli. Spalletti è l'uomo giusto»

L'ex portiere azzurro campione del mondo nel 2006 si presenta nel nuovo ruolo: "Voglio una Nazionale generosa"

Buffon nuovo capo delegazione dell'Italia: «Orgoglioso e felice ma non sono all'altezza di Vialli. Spalletti è l'uomo giusto»

di Redazione web

Il primo pensiero di Gigi Buffon è per Gianluca Vialli da cui eredita l'incarico di capodelegazione della Nazionale italiana: «Di lui ho un ricordo bellissimo, avevamo un rapporto straordinario anche fuori dal campo, una condivisione totale. Ma sarei presuntuoso e sbaglierei se cercassi di imitarlo, non sarei all'altezza, eppoi ognuno ha le sue esperienze e la sua storia. Quindi cercherò di essere me stesso e farmi apprezzare per ciò che sono sempre stato».

Gianluigi Buffon è pronto per iniziare una nuova avventura e una nuova carriera dopo aver lasciato da pochissimo il calcio giocato: «Non è stato difficile smettere vista l'età - sorride - Come mi sono infortunato ho capito che era il momento di chiudere. E a Cagliari, nello spogliatoio, ho deciso». E ora si ritrova a fare da «uomo felice» il capodelegazione di un nazionale che vorrebbe «generosa, e capace di regalare emozioni». Per questo, è pronto a portare il suo mattoncino.

Torna a Coverciano dopo 176 presenza con la maglia azzurra

Torna a Coverciano dove oggi c'è stata la sua presentazione e seppure con altri vesti ritrova l'azzurro dopo 214 convocazioni e 176 presenze (record per il calcio italiano), cinque partecipazioni mondiali con un successo, nel 2006. «Dopo un'estate piuttosto turbolenta, ma non per colpa nostra, mi rende fiero aver messo la Nazionale nelle mani salde di Spalletti e Buffon - afferma Gabriele Gravina, presidente Figc, nell'affollata Aula Magna, presente in prima fila lo stesso neo commissario tecnico - Ognuno di noi deve dare il massimo per onorare questa maglia, con queste scelte penso come presidente federale di aver fatto la mia parte. Sabato presentando Spalletti ho parlato di un nuovo capitolo della storia azzurra, oggi è un'altra bellissima giornata, torna finalmente a casa uno dei più grandi monumenti della nostra storia, emblema di quel senso di appartenenza e identità di cui ho parlato. Quando sembrava dovesse smettere lo contattai ma lui poi continuò a giocare, quando ha annunciato ufficialmente l'addio siamo tornati alla carica. E i primi nomi che Gigi ha citato sono stati quelli di Vialli e Riva. Sono convinto che dopo esserci entrato da calciatore potrà entrare nell'olimpo azzurro anche come dirigente».

«Mi sento orgoglioso e felice»

 

E l'ex numero uno di Juve e Parma, ultima gara giocata in azzurro nel marzo 2018 a Manchester contro l'Argentina («non aver fatto il 6° Mondiale è un cruccio, avrei fatto una cosa più unica che rara ma il calcio mi ha dato così tanto che non posso lamentarmi»), si è già calato nella nuova realtà: «Per me è un ritorno a casa, in un ambiente che penso di conoscere abbastanza bene.

Mi sento un uomo orgoglioso e felice - dice sorridendo - Mi avevano chiesto di fare una partita di addio ma io voglio fare solo le cose che mi piacciono e adesso voglio mettere il mio mattoncino. Sono nato e cresciuto con il mito di Paolo Rossi e Gigi Riva, degli azzurri del 1982 e dei racconti di mio padre. Quando per la prima volta ho visto Riva è stato come vedere un monumento; ecco cercherò di aiutare i giovani anche attraverso la storia». Gli chiedono del dualismo con Zoff: «Sono l'ultimo a dover rispondere a questo - ammicca - sono un uomo di sport, Dino resta un punto di riferimento della storia italiano io sono stato felice e fortunato di ciò che ho fatto. Ma ora voglio più che al passato voglio pensare al presente e al futuro». A partire ovviamente da una Nazionale che riparte sotto il segno di Spalletti: «In questi giorni ho avuto la fortuna di stare vicino al presidente, al ct e al suo staff e ho sentito parlare di concetti, di emozioni, di valori che per me sono imprescindibili se si vuole arrivare ad un obiettivo. Penso che l'Italia abbia trovato l'uomo giusto al momento giusto e - sorride - non sto parlando di me stesso, quando gli ho sentito dire certi concetti ho capito che non avrei potuto aggiungere altro».

«Vorrei un'Italia generosa»

L'Italia che vorrebbe? «Generosa - questo il termine che usa - Ora siamo una via di mezzo fra l'Italia campione d'Europa, che ha vinto con merito e qualche episodio prezioso, e quella che ha fallito due qualificazioni di fila ai Mondiali per qualche colpa ma anche per sfortuna. Ci sono state nazionali più forti di quelle che hanno vinto, pure più di quella del 2006 che però era solidale, compatta, appunto generosa, ognuno si sacrificava per l'altro. Pure quella del 2° posto all'Europeo nel 2012 era così e anche quella del 2016 di Conte, non era bella ma regalava emozioni. Vorrei che la nostra Italia fosse così». Intanto è un'Italia senza l'ultimo capitano Bonucci («ci siamo sentiti ma non so se Leo ha chiuso con l'azzurro, da lui bisogna imparare la lezione della professionalità e caparbietà, ora insegue altri traguardi in Germania») e senza il ct che ha vinto l'Europeo: «Cosa penso della scelta di Mancini? Che è stata inaspettata. Per il resto la Federazione ha risposto in modo celere e convincente».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Settembre 2023, 17:20

© RIPRODUZIONE RISERVATA