Various Voices, oltre tremila coristi da 21 Paesi: da domani a Bologna il festival LGBTQ+, cantare nel nome dei diritti

Il direttore artistico Mainardi: "Edizione record con 107 gruppi polifonici. Due presenze anche dall'Ucraina, solo femminili perchè gli uomini non possono lasciare il Paese"

Oltre tremila coristi da 21 Paesi: da domani a Bologna il “Various Voices”, il festival LGBTQ+, cantare nel nome dei diritti

di Totò Rizzo

Cantare è pregare due volte, diceva Sant’Agostino. Cantare è anche reclamare due volte i propri diritti, affermare due volte la propria libertà sessuale. Per questo si ritrovano, da domani a domenica 18 giugno, a Bologna, 3500 coristi di 107 diverse formazioni polifoniche provenienti da 21 nazioni. L’evento è famoso dal 1985 in tutto il mondo, è nato in Germania e si chiama “Various Voices”, ormai affermato festival internazionale dei cori LGBTQ+. Il direttore artistico di questa edizione bolognese è Nicola Mainardi, uno dei 30 componenti di Komos, il più antico coro arcobaleno italiano. Bologna si è aggiudicata la candidatura ad ospitare il festival (quadriennale) nel 2018 quando Komos partecipò all’edizione di Monaco di Baviera.

Mainardi, possiamo davvero applicare a “Various Voices” la frase di Sant’Agostino?

«Certamente. Lo slogan del festival è “I sing what I am” ovvero “Canto quello che sono”. Con il mio modo di esprimermi mi mostro a te nella mia identità. E dirò di più: non è soltanto una questione di canto, è pure una questione di presenza, di fisicità, di corpo e, se vogliamo riunire tutto in una parola, di visibilità. Perché di visibilità c’è sempre bisogno riguardo ai diritti».

Perché Bologna è stata scelta fra le altre città europee che si erano proposte?

«Perché, al di là di un’ospitalità ovunque famosa, è sempre stata una città all’avanguardia in tema di diritti. Non dimentichiamo che qui, nel 1982, è nato il Càssaro che è stato uno dei primi circoli omosessuali italiani. E poi perché, sotto il profilo culturale, Bologna è molto viva e per questo molto apprezzata all’estero».

In un momento storico come questo, qual è l’importanza di “Various Voices”?

«È una scommessa notevole, direi fondamentale nei riflessi sull’opinione pubblica ed è importante proprio per dare visibilità ai diritti. In questi giorni c’è stato una sorta di prequel delle serate bolognesi in tutta Italia, da Roma a Firenze, Perugia, Torino con alcuni dei cori che si sono esibiti in altre città».

La maggior parte dei cori arriva da…

«Germania, Regno Unito, Olanda.

Ma anche l’Italia sta messa bene. In cartellone ci sono 15 formazioni italiane».

Un’edizione record per presenze, quella bolognese.

«Con i suoi 107 cori è la più affollata sin dalla fondazione, nel 1985. La penultima, quella di Monaco, ospitò 95 gruppi polifonici».

Sfatiamo il mito della “esclusività” per un coro LGBTQ+.

«Noi di Komos partecipiamo a concorsi corali, occasioni istituzionali, eventi pubblici. E, iniziativa della quale andiamo più fieri, organizziamo percorsi didattici nelle scuole in mondo che sul tema dei diritti si possa discutere anche attraverso il piacere della musica».

Abbattiamo anche un sospetto: che “Various Voices” sia un’estenuante intonare “YMCA” o una rutilante passerella drag.

«Nulla di tutto questo. È un festival che offre vari generi musicali: si va dalla polifonia medievale al madrigale, alla musica ottocentesca, arie d’opera, spiritual e gospel, pop. Fino a un repertorio contemporaneo, un po’ ricercato, di brani originali scritti su commissione per i cori. Per il gran galà di venerdì 16 in piazza Maggiore abbiamo pensato ad una grande antologia di colonne sonore».

Due cori arrivano dall’Ucraina.

«Sì, il festival prevede un “support program” per i Paesi in difficoltà e ci è sembrato giusto dare un segnale di solidarietà con queste due presenze. Arrivano da Odessa e Kharkiv e saranno composti solo da donne perché i maschi non possono uscire fuori dall’Ucraina a causa della guerra».

E formazioni da nazioni in cui la battaglia per i diritti è osteggiata dai governi?

«Abbiamo due presenze dalla Polonia, due cori da Varsavia e da Cracovia, una cinquantina di elementi ciascuno».

Sarà un festival queer sia per gli orientamenti sessuali che per l’età anagrafica.

«Si va dai neomaggiorenni agli ex giovani passando attraverso le più diverse esperienze personali, background sociali, formazioni culturali. Che si incontreranno la sera, dopo i concerti, nei momenti di svago e divertimento al DumBO».


Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Giugno 2023, 17:53
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