Jova Beach Party, lo show al lido di Fermo: gli Ackeejuice Rockers fanno ballare migliaia di persone in spiaggia

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di Lorenzo Capezzuoli
LIDO DI FERMO - Sono una delle costanti musicali del Jova Beach Party e anche in questa tappa non hanno fatto eccezione, facendo ballare decine di migliaia di persone nel pomeriggio del 3 agosto: loro sono Ali Selecta e King P, gli Ackeejuice Rockers, dj e producer musicali veneti.
Voi avete cominciato nel 2007, poi nel 2013 avete attirato l’attenzione di Kanye West e ora siete al Jova Beach Party, come riassumete questa vostra carriera?
Ali Selecta: Gavetta continua, con una “botta” ogni 2-3 anni. Noi continuiamo a fare ancora serate e il “lavoro sporco” dei dj e producer. Da Kanye West a Jovanotti a Diplo, Major Lazer, se non avessimo lavorato duro, non saremmo arrivati a lavorare con loro.
King P: Sono anni che siamo in questo settore, e comunque ogni periodo è stato condito da una di queste “botte” che ti ridanno energia anche nei periodi più bui.

 
 

Botte? Di fortuna?
A: La fortuna uno se la crea: se la botta, l’occasione, arriva e tu non sei preparato, vola via. La fortuna per noi è stata che Kanye West passò per Bassano del Grappa, dove eravamo noi, e rimase colpito dal nostro lavoro. La fortuna capita a tutti. Fa scalpore quando uno riesce a concretizzarla.
K: Da Lorenzo a Kanye a tutti gli altri, se vengono da noi e riusciamo a fare qualcosa con loro vuol dire che abbiamo già fatto qualcosa che ha attirato la loro attenzione. Bisogna essere vigili e sempre attenti, perché magari l’occasione è lì nascosta.



Come è nata questa vostra partecipazione al Jova Beach Party? Da quanto tempo lo conoscete?
A: Abbiamo già lavorato con Jovanotti nel 2015, aprendo i suoi tour “Lorenzo negli stadi”. Il nostro nome gli è arrivato tramite Benny Benassi (famoso dj milanese, ndr). Lorenzo aveva già le idee chiare, non voleva solo suonare ma fare qualcosa insieme.
K: Abbiamo per lui prodotto anche i brani “Sbam”, “Tutto un fuoco” e “Le Canzoni”, che ha girato parecchio. In totale abbiamo fatto tre produzioni e un paio di remix. Si è creata una stima reciproca, non solo musicale ma anche umana: lo abbiamo conosciuto in un momento di crescita ed evoluzione musicale, nel momento in cui voleva provare a fare qualcosa di nuovo.



Com’è suonare al Jova Beach Party?
A: eravamo partiti con l’idea di fare una performance un po’ più pop, anche perché il pubblico di Jovanotti è abbastanza vario, dalla signora al bambino. Jova stesso ci ha spinto a sperimentare di più: e più sperimentiamo e più ci rendiamo conto che il pubblico accetta e segue il suono.
K: una energia pazzesca. La cosa più bella è percepire come la gente si affida al nostro suono, di come ti da subito una chance. La gente si fa trasportare, è proprio una figata.
La particolarità del Jova Beach?
K: stiamo respirando la difficoltà degli addetti ai lavori, che comunque lavorano con il sorriso: tutti si impegnano per portare a casa il risultato. Penso sia dovuto anche all’energia che lo stesso Lorenzo è riuscito a trasmettere a tutti. Veramente una impresa.
A: Ci sono tantissime difficoltà oggettive: ad esempio le file all’entrata, è una difficoltà oggettiva.
Se però vai ad un festival musicale europeo magari non fai due ore di fila ma entri in venti minuti. Vero. Però i festival europei non girano decine di spiagge italiane. Sono 52 tir che si spostano per l’Italia, è un bello show.

 
 

Uno dei temi su cui Jovanotti sta spingendo tanto è “lasciare la spiaggia più pulita di come l’abbiamo trovata”: quanto lavoro c’è su questo punto?
A: Noi vediamo come la situazione all’arrivo e anche dopo che si è concluso l’evento: questa è una promessa che Lorenzo sta mantenendo. Tutto il resto sono solo chiacchiere. La missione di Lorenzo
non è salvare il mondo, ma dimostrare che un festival che sensibilizzi sul tema dell’inquinamento è possibile.
K: La situazione è impeccabile, quando andiamo via. La cosa figa di questo festival è che ogni momento musicale è condito da un messaggio (a Lido di Fermo sono stati proiettati videomessaggi, fra gli altri, di Renzo Piano, Luca Parmitano e Giovanni Soldini, ndr): può sembrare stucchevole, invece non lo è. Se il messaggio passa e colpisce, questa è una cosa eccellente.
Alcuni hanno chiamato il Jova Beach Party “La Woodstock italiana”: che ne pensate?
K: Penso sia dovuto al senso di libertà che si respira durante l’evento. Certo, l’hanno chiamato in tanti modi: qualche data fa sembrava di essere al Coachella (festival musicale pop americano), un paio di date fa al Tomorrowland (festival di musica elettronica belga). Ci sono tanti punti di connessione anche a vista d’occhio che ti ricordano dei festival internazionali apprezzati.
A: è un evento rock. Rock inteso come trasgressione, come fuori dal comune, come fare attenzione: raccogliere la plastica ad esempio, occuparsi dell’ambiente, è davvero Rock ’n’ Roll.
E dopo il Jova Beach? Cosa farete?
K: Musica, tanta musica. Da poco è uscito il nostro ultimo singolo con Rkomy, Acquagym, e sta andando molto bene. Ci aspettano molti mesi di lavoro in studio.
A: Ci saranno tre, quattro singoli ancora prima dell’uscita del nostro primo album. Non ne avevamo mai fatto uno prima, ed uscirà nella primavera 2020. 
Voi, al contrario di molti dj che si spostano nelle diverse città internazionali della musica, avete deciso di rimanere in Veneto: come mai?
K: Sulla lunga distanza questa scelta ci ha permesso di essere così, e questa cosa ci piace e i risultati ci han dato manforte.
A: Pur mantenendo la base in Veneto non smettiamo mai di viaggiare, rimanendo con l’occhio vigile su quello che succede nel panorama musicale mondiale.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Agosto 2019, 10:59
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