Anche la Rettore usa il palco contro la guerra. Come i Måneskin, grida il dissenso a modo suo. «Se qualcuno può dare una pillolina a Putin, per favore!», urla al pubblico del Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano durante il suo concerto dopo il brano "Karakiri", seconda traccia dell’album “Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide” pubblicato nel 1982 che, partendo dalla filosofia giapponese, canta proprio di suicidio, morte, guerra. Due ore di concerto con una scaletta che ripercorre la sua quasi cinquentennale carriera con oltre 27 milioni di dischi nel mondo. Spirito libero, icona (anche se la parola non le piace) di un linguaggio musicale indipendente, la Rettore ha messo in scena pezzi simbolo dei suoi 19 album.
Schietta, vera, provocatrice. Coccola i suoi fan, li ascolta, si ferma e firma autografi nel bel mezzo del concerto. «Vi voglio bene - dice rivolgendosi al pubblico milanese - cerchiamo di lasciare alle spalle questo brutto momento e andiamo avanti». Da “Curiosa” a “La mia più bella canzone d’amore" (dal disco “Brivido divino” del 1979) alle immancabili “Splendido Splendente”, “L’onda del mar”, “Kamikaze”, “Donatella”, “Di notte specialmente”, con cui partecipò al Festival di Sanremo 1994.
Rettore ringrazia, canta con il pubblico, sorride, interagisce. Il suo bis è Chimica, con cui saluta tutti. Resta sempre la ruggente leonessa. Strepitosa. Il tour, dopo Milano, prosegue a Varese (29 aprile) e a Roma (Teatro Brancaccio, 21 maggio).
Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Aprile 2022, 16:42
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