«Se calcoli tutto, la vita poi fa schifo. La mia musica è nata dal disagio». Blanco si racconta. E tra le cose che non ha calcolato, forse c’è anche il successo, che in due anni è esploso e lo ha travolto. Il cantante bresciano, amante di Roma, si mette a nudo in “Bruciasse il cielo”, un docufilm presentato ieri sera a Milano, prodotto da DeAntartica e Urubamba per la regia di Simone Peluso, che uscirà il 9 novembre in esclusiva su Prime Video. Il giorno dopo, sarà pubblicato sulle piattaforme digitali il singolo dallo stesso titolo, prodotto da Michelangelo, suo imprescindibile compagno di musica.
«Cerco di raccontare quello che sono, nei miei contrasti, dalla parte più divertente e leggera a quella più seria, più intima, in cui parlo dei miei dolori e delle mie paure, un po’ come faccio nelle mie canzoni - spiega il cantante che sulla carta di identità è Riccardo Fabbriconi - È un diario in cui c’è tutta l’emozione di questa corsa, di questi ultimi anni, in cui mi sembra di avere avuto pochissimo tempo per pensare e in cui a guidarmi è spesso stato l’impulso».
Un’ora di filmato, un “road movie” lo definisce. Un viaggio che parte con la gavetta e con i guadagni del lavoro in pizzeria investiti per pagare le registrazioni e le lezioni di musica. Step che lo hanno portato con «pazienza e determinazione» a stravolgere la sua vita, a riempire due stadi, quelli di Roma e Milano, la scorsa estate, e a raccogliere a oggi 68 dischi di platino, 6 dischi d’oro e oltre 3 miliardi di stream. I due Festival di Sanremo (di cui non c’è cenno nel docufilm), il primo in gara e vinto con in brano “Brividi” insieme a Mahmood, il duetto virtuale con Mina nell’album “Innamorato”.
A guidarlo, in questo viaggio, sono «la solitudine e il disagio».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Novembre 2023, 08:13
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