Anche il virologo dell'università Statale di Milano, Pasquale Ferrante, direttore sanitario di un ospedale del capoluogo lombardo in prima linea nell'emergenza coronavirus, l'Istituto clinico Città Studi (Iccs), fa notare come Covid-19 rompa gli schemi dei tradizionali approcci terapeutici usati finora nella lotta ai virus. L'esperto passa in rassegna gli approcci che vengono messi in campo a seconda del tipo di paziente che ci si trova davanti e dello stadio in cui si trova. E anche lui, fra le armi a disposizione cita, fra le altre, «l'enoxaparina, che viene somministrata per combattere la microembolia polmonare nell'ambito del processo infiammatorio-degenerativo dei polmoni. Cerchiamo di usare il tutto 'cum grano salis'», assicura.
«Vediamo inoltre in una percentuale significativa di casi - sottolinea Zangrillo - che esiste evidenza di manifestazioni tromboemboliche che peggiorano il quadro.
Non è infatti da oggi che diciamo che non ci troviamo di fronte alla classica polmonite, ma a qualcosa di più complesso e differente, molto più sistemico». È dello stesso avviso anche Luciano Gattinoni, decano dei rianimatori italiani, secondo cui Covid-19 è «una malattia sistemica che ha la massima espressione nel polmone. E colpisce prima di tutto i vasi e poi - e meno - la parte alveolare». Sta emergendo, prosegue Zangrillo, «che fin da oggi, ma soprattutto in futuro, dovremo individuare le persone che appartengono a categorie a rischio e quando manifestano i primi sintomi essere pronti a somministrare un'adeguata profilassi: probabilmente questa comprenderà anche farmaci antiaggreganti», come l'enoxaparina, «oltre ai classici antivirali e antipiretici».
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Aprile 2020, 23:00
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