Rai, i tg perdono spettatori: 800mila in fuga dalle news. E c'è il sorpasso di Mediaset

Nel dettaglio a soffrire di più la tendenza del mercato e le scelte editoriali compiute sembra essere il Tg2 serale

Rai, i tg perdono spettatori: 800mila in fuga dalle news. E c'è il sorpasso di Mediaset

di Francesco Malfetano

Sciopero o non sciopero, teleMeloni sì o teleMeloni no, la disaffezione degli italiani per i telegiornali è un trend che appare piuttosto consolidato e - per quanto particolarmente di rilievo per viale Mazzini - non relativo solo alla Rai. Secondo i dati resi disponibili dall’Agcom pochi giorni fa, nell’ultimo anno (ovvero da dicembre 2022 a dicembre 2023) e nella fascia considerata di maggior impatto (tra le ore 18.30 e le 20.30) hanno infatti “smesso” di guardare i telegiornali circa 830mila spettatori, sia sulla rete pubblica che sulle emittenti private. È vero però che il calo è più marcato riguarda la televisione pubblica: al meno 6 per cento registrato dalla Rai fa da contraltare il meno 4,8 per cento di Mediaset e un sostanziale equilibrio del Tg serale di La7 (che però viaggia su numeri assoluti più bassi).

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LE CIFRE

Nel dettaglio a soffrire di più la tendenza del mercato e le scelte editoriali compiute sembra essere il Tg2 serale. L’edizione delle ore 20.30 è infatti calata nell’ultimo anno del 12,9 per cento, stabilizzandosi attorno ad una media di circa 1,1 milioni di spettatori. Per di più dopo aver già perso l’11,4 per cento nel rapporto relativo al trimestre precedente. Non se la passano tanto meglio gli altri canali dell’emittente pubblica, con il Tg1 che - pur confermandosi la trasmissione più seguita nel suo genere con 4,31 milioni di ascolti medi - ha perso il 6,4 per cento sul serale, lasciando per strada circa 300mila spettatori. Peggio del Tg3 delle ore 19, visto ora da 1,73 milioni di italiani (-4,1 per cento).

Non che a cambiare canale vada poi tanto meglio. Nello stesso periodo infatti i telegiornali della sera di Mediaset hanno registrato una riduzione complessiva del 4,8 per cento (da 4,88 a 4,64 milioni di spettatori). L’impatto più forte è toccato al Tg4 delle 19, con un calo del 9,4 per cento che ha ridotto gli spettatori a 560mila. Segue l’edizione delle 18.30 di Studio Aperto, ferma a 520mila ma con un calo relativamente più contenuto (-5,6 per cento) e, infine, il più seguito tra quelli del Biscione: il Tg5.

Il prodotto confezionato dal direttore Clemente J. Mimun ha perso meno di tutti quelli presi in considerazione finora (meno 3,9 per cento), attestandosi a 3,57 milioni di spettatori serali. Come detto invece, il pubblico serale del Tg La7 di Enrico Mentana è rimasto sostanzialmente invariato, a quota 1,03 milioni.

Dinamiche (il maggiore impatto della fuga degli spettatori sulla Rai e la resilienza maggiore di Mediaset) che si replicano in maniera abbastanza sovrapponibile anche per i tg che vanno in onda all’ora di pranzo, con una sola eccezione. Nel 2023 gli spettatori medi giornalieri dei due principali telegiornali, il Tg1 delle ore 13.30 ed il Tg5 delle 13, hanno mostrato un andamento opposto rispetto all’analogo periodo del 2022. Quelli del Tg1, infatti, diminuiscono del 5,1 per cento passando da 3,40 milioni a 3,23, mentre quelli del Tg5 aumentano del 1,9%, da 2,79 a 2,84 milioni di spettatori nel periodo considerato.

LE MOTIVAZIONI

Più o meno tutti gli attori in campo pagano ovviamente non solo scelte e posizionamenti, ma anche il particolare momento storico. Il periodo preso in considerazione da Agcom per elaborare i dati è immediatamente successivo ad una fase in cui l’interesse per le news - complici prima la pandemia e poi l’inizio dell’invasione russa in Ucraina - era schizzato verso l’alto. In parte si è cioè davanti ad una sorta di rimbalzo negativo dell’interesse dei telespettatori, attenuato per di più solo in parte dal fronte di guerra apertosi nella Striscia di Gaza tra israeliani e palestinesi proprio durante il periodo di rilevazione.

Il calo generalizzato ha però ovviamente a che fare con il cambiamento delle abitudini e della dieta mediatica degli italiani. Secondo gli ultimi dati Censis poco più della metà degli italiani (il 51 per cento) si informa attraverso i tg, uno su tre (il 35 per cento) invece su Facebook. Se i primi sono però in calo di 9 punti percentuali, la piattaforma di proprietà di Mark Zuckerberg cresce invece del 5. La crisi ovviamente non è un’esclusiva televisiva ma riguarda un po’ tutti i media tradizionali, quotidiani in primis, con le testate che però a fronte di un calo generalizzato del 3,9 per cento, possono contare su una crescita vicina al 2 per cento dei loro siti web di informazione.


Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Maggio 2024, 07:03
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