Dipendenza da Internet, arriva la legge per curarla
di Valeria Arnaldi e Emilio Pucci
L’OBIETTIVO
Si punta a corsi di formazione tenuti da esperti in materia di prevenzione e di cura delle dipendenze e a programmi specifici diretti ai genitori degli studenti, «volti a consentire l’individuazione dei comportamenti a rischio dei loro figli». L’obiettivo è quello di introdurre «l’educazione all’uso consapevole della rete internet e dei social network» nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Si propone inoltre di istituire un tavolo presso la presidenza del Consiglio con rappresentanti del ministero dell’Istruzione, del dicastero della salute, dell’Agcom, dell’Autorità per l’infanzia e l’adolescenza, del Garante per la privacy, delle associazioni di studenti e dei genitori. «Il termine nomofobia – sottolineano i promotori della <WC>proposta<WC1> - è ancora poco diffuso ma il problema che indica è sempre più frequente e rappresenta un fenomeno preoccupante sia in Italia che nella maggior parte dei Paesi industrializzati». Ovvero la paura di restare disconnessi dalla rete, il timore ossessivo di non essere raggiungibili. Ecco i sintomi della dipendenza: «l’uso continuo del telefono cellulare e il trascorrere molto tempo con esso; l’avere sempre con sé uno o più dispositivi e il caricabatterie, per evitare di restare con il telefono cellulare scarico; il mantenere sempre il credito». Ed ancora: «il vivere stati di ansia e di nervosismo al solo pensiero di perdere il proprio telefono cellulare o quando esso non è disponibile o non utilizzabile; il monitoraggio costante dello schermo del telefono cellulare, per vedere se sono stati ricevuti messaggi o chiamate; l’andare a dormire con il telefono cellulare o con il tablet». Il semplice impulso di controllare in continuazione il cellulare innesca «lo stesso meccanismo che si attiva in un giocatore di azzardo». Nella proposta si citano ricerche e pareri di professori di psichiatria secondo cui «l’attaccamento allo smartphone è molto simile a tutte le altre dipendenze in quanto causa delle interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettitore che regola il circuito celebrale della ricompensa: in altre parole, incoraggia le persone a svolgere attività che credono gli daranno piacere».
Secondo un recente sondaggio dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo su un panel di 500 soggetti tra 15 e 50 anni, il 51% della fascia tra 15 e 20 anni controlla lo smartphone 75 volte al giorno. Il 7% lo fa fino a 110 volte. Da un rapporto Agi-Censis emerge che il 22,7% degli italiani ha la sensazione che internet gli causi una sorta di dipendenza. L’11,7% prova ansia all’idea di non potersi connettere. A catturare l’attenzione sono per il 73,4% i messaggi>, per il 64,8% l’e-mail, per il 61% i social, per il 53,8% i motori di ricerca.
I VAMPIRI
Il 61,7% degli intervistati - tra i giovani, il 79,7% - usa i propri dispositivi anche a letto. Il 34,1% lo fa pure a tavola49,7% tra i giovani). Il numero degli adolescenti che resta connesofino a notte inoltrata per chattare è in aumento. Vengono definiti “vampiri” (il fenomeno è chiamato “vamping”) perché «sembrano vivere la propria vita sociale nelle ore notturne, sentendosi poi stanchi, fiacchi e inconcludenti nelle ore diurne, nelle quali dovrebbe svolgersi la loro vera vita adolescenziale, con ripercussioni sulla vita personale, scolastica e lavorativa».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 22 Luglio 2019, 01:04
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