PORDENONE - Un matrimonio combinato dalle famiglie, una giovane donna pakistana che cerca di opporsi in tutti modi, ma che non può andare contro i volere dei genitori. Una condizione di assoggettamento, la sua, che il Tribunale di Pordenone ha incanalato nell'alveo dei maltrattamenti in famiglia, perché il marito, nato e cresciuto in Italia, avrebbe avuto la possibilità di sottrarsi alla decisione dei genitori, ma non lo ha fatto. La vicenda è emersa nel corso di un procedimento penale per violenze domestiche trattato dalla Procura di Pordenone. Il marito è stato processato con rito abbreviato e condannato a un anno e sei mesi di reclusione: avrà la condizionale se si sottoporrà ai corsi previsti per i mariti violenti. Ma il messaggio che emerge leggendo le motivazioni della sentenza è che accettare di imporre a una donna la propria presenza in famiglia costituisce una predisposizione a far subire passivamente alla propria partner la convivenza con un uomo che non le hanno permesso di scegliere liberamente.
LA SENTENZA
Così si è espresso il collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi. I giudici hanno riconosciuto i maltrattamenti fisici e psicologici patiti dalla vittima tra le mura domestiche, ma poi sono andati oltre. Hanno ritenuto che l'imputato, nato e cresciuto in Italia, sapeva che il nostro ordinamento considera illegittimi i matrimoni combinati contro il volere degli sposi. Se lei in Pakistan non poteva opporsi ai genitori per ragioni culturali, lui sì, avrebbe dovuto ribellarsi e non costringere la futura moglie a sposare un uomo che non aveva scelto.
IL MATRIMONIO
Le nozze sono state combinate nel 2020. Lei è arrivata in Italia senza conoscere una parola di italiano. Sin dall'inizio la vita coniugale è stata segnata da maltrattamenti fisici e psicologici. Una vessazione sistematica, come ha riconosciuto il Tribunale, caratterizzata da un controllo psicologico e da una subordinazione «quasi padronale» a cui era costretta la giovane moglie assoggettata al volere di famiglie e marito.
LA RICONCILIAZIONE
La vicenda è emersa dopo che la sposa si è rivolta ai Carabinieri. Gli accertamenti hanno confermato che i maltrattamenti erano abituali e in un paio di casi, attraverso le telecamere, sono state documentate anche le violenze fisiche. Come è finito il matrimonio? Il procedimento penale ha riavvicinato la coppia. Marito e moglie si sono riconciliati e sono diventati genitori, ma questo non ha cancellato, dal punto di vista giudiziario, il passato.
Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Dicembre 2023, 11:08
© RIPRODUZIONE RISERVATA