Un mese e mezzo fa una ragazza si è rivolta al farmacista - amico di famiglia - per avere la cosiddetta «pillola del giorno dopo». Lui ha voluto fare di più: l'ha invitata a tornare prima dell'apertura pomeridiana, le ha fatto fare un test delle urine con uno strumento che lui stesso si è offerto di reggere e le ha consigliato un preparato spermicida, di cui non ha saputo indicare né alla Polizia né al giudice il nome (forse soltanto una innocua crema), che però andava spalmato «subito» sulla parte intima della donna attraverso un vero e proprio atto di autoerotismo. Dove farlo? Nel bagnetto della farmacia. La ragazza vi è andata ma poco dopo si è accorta - da una luce accesa - che, su un supporto collocato sotto al lavandino, vi era una piccola chiavetta usb dotata di telecamera, puntata nella direzione giusta. Sconvolta, la ragazza è uscita dalla farmacia e, dopo averne parlato con i genitori, ha raccontato tutto agli investigatori della squadra mobile, precisando di aver saputo che anche altre donne avevano fatto ricorso allo stesso «trattamento terapeutico», nel bagno della stessa farmacia.
La Polizia ha sequestrato in casa del farmacista la chiavetta indicata dalla ragazza e diversi filmati.
Alcune registrazioni (ve ne sono che risalgono al 2015) si riferiscono a quanto avvenuto nel bagno della farmacia: su altre gli accertamenti continuano (in una registrazione la ragazza che ha fatto scattare l'indagine si è riconosciuta: era nel bagno della casa di villeggiatura, al mare, del farmacista). Secondo il gip che, su richiesta della Procura della Repubblica di Potenza, ha sospeso il professionista, il modo di fare del farmacista - sfruttare la debolezza e il malessere delle giovani donne, preoccupate di una gravidanza che non avevano desiderato - era diventato «una vera e propria abitudine, sconfinante persino nella 'serialità'».
Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Gennaio 2017, 13:42
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