Siria, vescovo: "Uccisi 15 dei cristiani rapiti.
In 350 nelle mani dei jihadisti"

Siria, vescovo: "Uccisi 15 dei cristiani rapiti, in 350 prigionieri"- Leggi

di Stefania Cigarini
ROMA - L’Isis avrebbe ucciso almeno 15 dei 350 cristiani assiri - tra loro 51 interi nuclei famliari - rapiti nella regione di al-Hassake, nel nordest della Siria e si preparerebbe a compiere «un’esecuzione di massa» nell’ambito di un atroce progetto di pulizia etnico-religiosa. A lanciare l’allarme l’archimandrita Emanuel Youkhana, capo della chiesa locale, secondo la quale «alla popolazione del villaggio sunnita di Bab Alfaraj sarebbe stato detto che domani (oggi, ndr) si assisterà ad un’uccisione in massa di infedeli sul monte Abdul Aziz». Papa Francesco, in ritiro ad Ariccia, ha fatto sapere di seguire con preoccupazione la situazione in Siria e di pregare per la popolazione civile e per la minoranza cristiana.





E dopo mesi di terrore è stato reso noto, da New York Times e Bbc, il nome di Jihadi John, il boia dell’Isis. Sarebbe Mohamed Emwazi, 27 anni, nato in Kuwait, ma cresciuto a Queen’s Park un bel quartiere a ovest di Londra in una famiglia agiata. È laureato in informatica all’università di Westminster. La ricostruzione da conto di un viaggio in Tanzania nel 2009, subito dopo la laurea, e di un arresto sulla via del ritorno, ad Amsterdam dove Emwazi sarebbe stato fermato dai servizi segreti britannici, prima accusato di terrorismo, poi invitato a collaborare con loro, comunque «maltrattato» come lamentò il ragazzo avvicinandosi ad un controverso gruppo di attivisti musulmani, Cage.



Nel 2010, Emwazi è in Kuwait per lavoro, al ritorno viene di nuovo arrestato per terrorismo. Gli levano il passaporto, ma agli inizi 2013 scompare, ma Scotland Yard. Ricompare al mondo il 19 agosto, in località sconosciuta, alle spalle del giornalista americano James Foley. Poi Steven Sotloff, David Haines, Alan Henning, Peter Kassig, Haruna Yukawa, Kenji Goto, diversi soldati siriani. La furia dei folli non risparmia i capolavoro della vita e dell’arte.



L’Isis ha messo on line il resoconto video della distruzione degli «idoli», statue e opere conservate al museo di Mosul e risalenti all’impero assiro, di tremila anni fa. Mentre la sindrome del terrorista della porta accanto prende sempre più piede: 40 donne australiane - ha riferito il ministro degli esteri, Julie Bishop - si sono recate segretamente in Iraq e in Siria per unirsi a gruppi terroristici nonostante «vengano usate come schiave del sesso e in alcuni casi come kamikaze».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Febbraio 2015, 09:31