Dacca: Faraaz era musulmano e poteva
salvarsi, ma non ha abbandonato le amiche

Faraaz, musulmano, poteva salvarsi:si è sacrificato per le amiche

di Mario Fabbroni
L'avevano graziato: lui, musulmano, poteva filarsela a gambe levate prima che avesse inizio la strage dei crociati. Ma lo studente ventenne Faraaz Hossein non voleva lasciare all'inferno le amiche vestite all'occidentale: quelle ragazze erano il suo mondo, la sua serata felice, il suo desiderio di una vita senza estremismi e terrore. Faraaz ha guardato gli occhi delle due ragazze, che si erano già dichiarate di nazionalità indiana e americana: non poteva far finta di nulla di fronte a valori come la libertà, l'amicizia, forse anche l'amore. Così è stato ucciso. 

Un piccolo. grande eroe. Faraaz era uno studente della Emory University, ricco college privato americano. Un collega, Rifat Mursalin, lo ricorda come «pieno di talento e con una propensione per gli altri«, dimostrata attraverso il volontariato in diversi progetti scolastici. La sua compagna di sventura si chiamava Abinta Kabir. Nata a Miami ma di origini bengalesi, era rientrata a Dacca per far visita ai familiari. Faraaz e Abinta erano amici d'infanzia e al college facevano parte del comitato studentesco. La sera del ristorante erano insieme a Tarishi Jain, 18enne studentessa indiana a Berkeley, il cui padre si era trasferito diversi anni prima in Bangladesh per affari. Anche lei è stata protetta da Faraaz fino alla fine, anche se inutilmente. 

Il giovane è morto con le sue amiche, dopo essere stato sulla soglia della porta che conduceva alla libertà: quando ha visto le ragazze bloccate perchè non indossavano il velo come le altre donne presenti nel locale dove il commando di morte aveva effettuato il blitz, Faraaz è tornato indietro e ha scelto il sacrifico rispetto ad una vita in compagnia del rimorso. Un musulmano trucidato da altri presunti musulmani, ma Allah proprio non c'entra.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Luglio 2016, 09:19
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