«Decideva tutto lui e non voleva parlare con me del tumore. E non andava volentieri dai medici». Incertezze, molti non so o non ricordo nel lungo esame, davanti alla Corte di assise di Latina, di Gabriela Blazewicz, 61enne di origini polacche chiamata a rispondere di omicidio con dolo eventuale e maltrattamenti del marito Bruno Vaccarini, deceduto nel marzo 2019 a 60 anni.
L'accusa
Secondo l’accusa, rappresentata in aula dal procuratore della Repubblica Giuseppe De Falco, la donna avrebbe nascosto al marito la gravità delle sue condizioni di salute – gli era stato diagnosticato un tumore ai polmoni - non facendolo sottoporre ad alcun accertamento per avere una diagnosi e poi lo avrebbe fatto curare da un medico di Perugia con farmaci inefficaci - prodotti oppiacei e derivati dalla cannabis - provocando intenzionalmente la sua morte. Ieri mattina, nella penultima udienza del processo a suo carico, la donna, che peraltro è un’infermiera, è stata ascoltata per quasi tre ore rispondendo prima alle domande del suo legale, l’avvocato Francesco Pietricola, poi a quelle del pubblico ministero e infine a quelle degli avvocati Fabio Belardi, Luigia Lacerenza e Serena Zompetta che si sono costituiti parte civile per conto dei tre figli del primo matrimonio della vittima. I coniugi vivevano a Terracina e la prima diagnosi della presenza di macchie sospette al polmone risale alla fine del 2017 ma soltanto a marzo 2018 da un check up per la prostata venne individuata una massa tumorale nel polmone destro. Poi il ricorso al medico di Perugia grazie al quale, secondo l’imputata, il marito «si sentiva meglio e forse ha trascurato gli ulteriori accertamenti, proprio per questa ragione».
L'intervento dei figli
Alla fine erano intervenuti anche i figli che fino ad allora non erano stati informati delle condizioni di salute del padre.
Ha dichiarato per poi aggiungere che quando il medico gli aveva detto che senza operazione sarebbe morto lei aveva insistito facendogli capire che la situazione era grave. «Nonostante le documentazioni mediche e i solleciti di accertamenti e biopsia perché non è stato fatto niente, perché solo a dicembre 2018 si è deciso a farsi la biopsia» ha incalzato il pubblico ministero. Ma anche in questo caso la donna ha risposto che il marito non aveva dolori e che è stata una sua scelta di non approfondire. Ha negato anche di avere espresso la sua contrarietà all’operazione in un colloquio con il medico di famiglia e ha accusato i figli di averla minacciata: ci sarebbero loro, a suo avviso, dietro la decisione dell’uomo di denunciarla. Il processo è stato aggiornato al 10 giugno per la discussione e la sentenza.
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Aprile 2024, 09:33
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