Totò, pizzerie e ristoranti devono cambiare nome: la famiglia De Curtis chiede di rimuovere insegne riferite al “Principe”

Il tribunale di Torino nel 2023 ha dato la possibilità agli eredi di bloccare gli utilizzi clandestini

Totò marchio registrato, pizzerie e ristoranti devono cambiare nome. La nipote: «Questione di rispetto per mio nonno »

di Monica Forlivesi

Totò e la sua celebre poesia ‘A Livella diventano un brand. Gli eredi del grande artista di fronte a ristoranti, pizzerie, paninoteche, etichette sui vini con il nome del nonno, hanno deciso che è arrivato il momento di mettere ordine, di regolamentare l’utilizzo dell’immagine del principe poeta. «È una questione di rispetto per mio nonno - dice la nipote Elena De Curtis - Ci imbattiamo ovunque, nei posti più impensati, nel suo nome e nelle sue foto utilizzati senza il minimo rispetto del diritto all’immagine». Così, già negli anni passati ma soprattutto negli ultimi mesi sono arrivate le comunicazioni degli avvocati degli eredi di Totò ad attività commerciali di tutta Italia. Destinatari quei locali, soprattutto pizzerie, che utilizzano immagine o nome dell’artista. Chissà in quanti sono trasecolati quando si sono visti recapitare la comunicazione su carta intestata dello studio legale di Roma che assiste la famiglia, da Torino a Latina a Porto Ascoli. Solo per citare alcune città. I nomi variano, Casa Totò, Totò e Peppino, ‘A Livella, e poi le immagini, i quadri, le poesie che tappezzano le pareti, riprodotte su tovagliette di carta, siti web, pagine social. Perché si sa, Totò è di tutti, e dei napoletani un po’ di più. Così quando in tanti hanno lasciato la Campania per portare la fantastica pizza, le montanare e le frittatine di pasta in ogni angolo del Paese devono aver pensato che Totò sarebbe stato la cornice perfetta, l’immagine della napoletanità.

«IMMAGINE DA TUTELARE»

Ma come dice Elena De Curtis, finché si è in buona fede un accordo si trova, quando si specula è necessario fare chiarezza e far rispettare le regole, c’è un diritto all’immagine da tutelare. Nei mesi scorsi in diverse città di Italia si assiste al cambio di insegna, via il nome di Totò, via ‘A Livella, per far posto ad altri nomi più o meno fantasiosi, spesso con richiami a Napoli, alla Pummarola o alla costiera. I legali della famiglia De Curtis stanno chiedendo ai locali di non usare più né il nome né l’immagine di Totò. Nei mesi scorsi le comunicazioni si sono intensificate, probabilmente a seguito dell’ordinanza cautelare del giugno 2023 con la quale il Tribunale di Torino ha ribadito alcuni principi in tema di utilizzo del nome e dell’immagine altrui, concedendo l’inibitoria che avevano richiesto gli eredi. Nello specifico gli eredi chiedono che non si utilizzi il nome e l’immagine dell’artista per fini commerciali e pubblicitari, quindi deve essere cancellato ogni riferimento all’artista nei segni distintivi dei locali: dai siti web ai cartoni per l’asporto, dai menu ai biglietti da visita e scontrini.

Nel caso di Torino il Tribunale ha stabilito il pagamento di una penale di 200 euro per ogni violazione o inosservanza constatata dalla data di notifica del provvedimento. In sostanza - viene precisato nell’ordinanza - ci troviamo di fronte a un illegittimo sfruttamento del nome e dell’immagine dell’artista, visto che non sussiste il consenso degli aventi diritto, in questo caso gli eredi. In molti altri casi è stata avviata una mediazione, l’anticamera del giudizio in Tribunale, nel tentativo di trovare un accordo evitando il ricorso alle carte bollate.

L’ANTEFATTO

Una volta che la famiglia De Curtis viene a conoscenza dell’utilizzo del nome da parte della pizzeria di Torino “Alla casa di Totò”, nel febbraio 2023, sospende tutte le attività finalizzate “alla creazione - si legge nell’ordinanza - di un brand e di un format di ristoranti e pizzerie richiamanti il nome e l’immagine di Totò, a fronte dell’accertata esistenza sul territorio nazionale di svariate attività che utilizzavano illecitamente la pseudonimo e l’immagine di Antonio De Curtis”. Da quel momento evidentemente i legali della famiglia avviano una ricerca su tutto il territorio nazionale per fermare “il rischio di inflazione del nome d’arte Totò” visto che tante altre attività hanno compiuto “il medesimo illecito”.

LE MEDIAZIONI

Partono le richieste di mediazione quindi a numerosi ristoranti e pizzerie in tutta Italia. Lo scorso febbraio la pizzeria “Totò e Peppino” di Porto d’Ascoli, fondata nel 2008, annuncia di aver cambiato nome ai propri clienti, il titolare spiega che qualche mese prima gli eredi di Totò, attraverso il Tribunale di Roma, hanno chiesto di non usare più il suo nome e la sua immagine. E così si è trovato costretto a cambiare nome da un giorno all’altro e a spiegarlo alla propria clientela. Così come è successo ai titolari della pizzeria di Latina e a tanti altri in questi mesi in tutta Italia. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone in assoluta buona fede, un gesto di amore nei confronti del grande artista. «Ma - come sottolinea la famiglia - una regolamentazione a questo punto è assolutamente necessaria».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Aprile 2024, 00:37
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