All’omicidio di Primavalle stanno dedicando spazio e pagine tutti i mezzi di comunicazione.
Una storia tragica: una diciassettenne uccisa a coltellate, trasportata su un carrello della spesa e lasciata, così, accanto ai cassonetti dell’immondizia.
Accusato è un coetaneo di origini cingalesi. Un amico che, forse, le doveva dei soldi, forse aveva consumato droga con lei, forse ne era innamorato. Gli inquirenti chiariranno tutti i punti oscuri.
Nel frattempo, gli opinionisti si soffermano su un elemento o l’altro della vicenda. C’è chi punta il dito sul degrado delle periferie, chi sul disagio giovanile, chi sul consumo di droghe.
Io, in questa rubrica, invece, tengo a sottolineare che si tratta, anche in questo caso, di un femminicidio. Anche se i protagonisti sono poco più che due bambini, infatti, la violenza di lui ha già tutte le caratteristiche di quella di un uomo su un donna.
I genitori della ragazza hanno supposto che lei lo avesse in qualche modo rifiutato.
Fatto sta che, per l’ennesima volta, nel nostro paese, un uomo –seppur minorenne –si è accanito su una donna. Per l’ennesima volta, si parla di raptus, di effetti di stupefacenti, di debiti, di degrado urbano e non del responsabile a mio avviso principale: un sistema patriarcale che consente che un uomo pensi di poter disporre del corpo di una donna, fino a privarlo della vita.
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Giornalista, autrice e conduttrice tv. Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, sostenibilità e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità di genere. E' mamma di due bambini.
Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Luglio 2023, 15:16
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