“Insospettabile, incensurato, disoccupato con fragilità sociali e bisognoso di denaro per sopravvivere cercasi”. Sembra l’annuncio perfetto per il profilo ideale dei “candidati” da impiegare nella filiera del narcotraffico. Solo che non è uno scherzo, perché il reclutamento per le piazze di spaccio romane è in corso, da parte di ‘ndrangheta e organizzazioni criminali. San Basilio è praticamente un “ufficio di collocamento” del crimine. Spacciatori, pusher di strada, rette e vedette vengono reclutati dai clan che gestiscono la vendita di cocaina nei fortini dello spaccio di via Corinaldo, via Tranfo, via Mechelli ed a piazza della “Lupa”.
Lo confermano gli arresti quotidiani di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza. Il clan Marando, le famiglie Pupillo e quella albanese dei Sagajieva (che, secondo la Direzione distrettuale antimafia, detengono l’egemonia dello spaccio a San Basilio), arruolano giovani vite per ottenere guadagni ancora più lucrosi e garantirsi l’impunità.
Le vedette, figure che stazionano agli angoli delle strade e gridano «levate» o «dentro» quando passano le forze dell’ordine, provengono ormai da altre zone della Capitale e dall’hinterland e sono pagate 100 euro per un turno di “lavoro” di 8 ore o 250 euro se - oltre a “scampanare” - vendono anche la droga.
Ma, nonostante le indagini ed i blitz antidroga, la malavita mette a punto nuovi metodi per sfidare gli investigatori; manufatti abusivi come bunker, realizzati tra i canneti per spacciare da fessure realizzate nel cemento, portoni blindati a protezione degli spacciatori negli androni dei condomini e bracieri accesi la notte per bruciare la droga quando arrivano i controlli o consegne a domicilio con il monopattino o la bici elettrica.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Novembre 2020, 08:41
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