Napoli, paziente colpita dall'influenza aviaria: allarme all'ospedale Cardarelli
di Ettore Mautone
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Dopo il responso degli esami colturali il primario della Neurochirurgia, Pasquale Caiazzo, per prudenza ha immediatamente contattato la direzione medica dell’ospedale e gli infettivologi del Cotugno. «I quali - dice Caiazzo - mi hanno tranquillizzato circa le conseguenze di tale infezione sul personale sanitario». La tempistica dei risultati dell’esame compiuto è congrua per la ricerca colturale del micobatterio della tubercolosi cui era orientata l’indagine. «Nonostante le rassicurazioni - continua Caiazzo - così come previsto dai protocolli aziendali, ho predisposto il rafforzamento delle misure di isolamento della paziente e ho provveduto a inviare regolare segnalazione al Comitato infezioni correlate all’assistenza, e alla Asl Napoli 1. Ho inoltre inviato l’elenco nominativo di tutto il personale (medico, infermieristico e ausiliare) della nostra Unità operativa alla direzione medica e alla sorveglianza per eventuali screening e profilassi».
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Misure anche eccessive rispetto alla realtà infettivologica del bacillo individuato. «L’infezione da Mycobacterium avium complex - spiega infatti Carlo Tascini, già primario al Cotugno, e dal primo dicembre passato alla direzione dell’unità di malattie infettive dell’ospedale di Udine - non richiede isolamento. Si tratta di un bacillo che ritroviamo in molti ambienti naturali, soprattutto nelle acque nei suoli umidi. Senza questa condizione di base non si sviluppa: la cura può essere molto impegnativa e durare molti mesi ma è un problema soprattutto per il paziente piuttosto che per coloro che gli stanno vicini». Il problema dunque non è tanto per il personale quanto per gli altri pazienti che in un reparto ad alta intensità di cure potrebbero essere più vulnerabili. Rispetto a ciò appaiono dunque opportune le misure precauzionali adottate dal primario.
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Il vero nodo della Neurochirurgia del Cardarelli è l’affollamento che sconta per un eccessivo impegno sul versante dell’emergenza. In quel reparto nei mesi corsi sono stati isolati germi come l’acinobacter, la klebsiella e ora un altro bacillo. Le corsie ospedaliere, del resto, soprattutto se affollate, sono la principale causa di infezioni. La Neurochirurgia del Cardarelli, un tempo fiore all’occhiello dell’ospedale napoletano è oggi una struttura in difficoltà. Soprattutto per le carenze di personale e per i turni di lavoro massacranti e a fronte dei ritardi degli adeguamenti strutturali e strumentali. La prima esigenza, per migliorare la qualità dell’assistenza, è la realizzazione di una rianimazione dedicata. Un progetto è inserito nel programma di medio e lungo termine del manager Giuseppe Longo che intanto, subito dopo le feste natalizie, darà il via alla promessa riorganizzazione del pronto soccorso.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Dicembre 2019, 09:31
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