Sabbia fine e acque trasperenti. Il sogno di ogni giornata al mare, che a volte rischia di diventare illusione. Sabbia sporca, spiagge costellate di rifiuti e acqua torbida. Colpa di turisti poco rispettosi ma anche della posidonia, pianta acquatica tanto importante per la vita del mare che diventa un problema quando muore e si deposita sul litorale. Problema che non risparmia le località più rinomate delle nostre coste, quelle della Sardegna per prime. L’unico rimedio finora è stato quello di rimuovere la posidonia con gli escavatori prima dell’avvio della stagione turistica e di depositarla vicino alle spiagge: un po' come nascondere la polvere sotto al tappeto. Inoltre, con la parte vegetale se ne va inevitabilmente anche una gran quantità di sabbia: decine di metri di arenile. «Un danno ambientale enorme», spiega Ezio Esposito, l’imprenditore lombardo che si è inventato una soluzione che ha ribaltato un problema in una risorsa. L’uovo di colombo sta nel rimuovere la sabbia e separarla da plastiche, posidonia e alghe e poi riportarla al suo posto.
Da qui, dopo poche ore di lavorazione, quella che una volte era solo una montagna di sporcizia, da un lato è diventata materiale per la bioedilizia e concime organico; dall'altra sabbia bianchissima. Le spiagge di Alghero, nel nord dell’isola, alle prese da anni con l’erosione del mare, sono tornate al loro splendore, grazie a un accordo con le amministrazioni locali. L’estate scorsa, poi, in collaborazione con l’associazione ambientalista “Mare vivo”, è stato pulito un chilometro della spiaggia “le Gorette”, a Marina di Cecina, in Toscana . I camion hanno caricato 585 tonnellate di materiale e hanno riportato 300 tonnellate di sabbia purificata. Il resto è stato appunto riciclato.
Ultimo aggiornamento: Domenica 14 Febbraio 2021, 17:08
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