I numeri sono alti. Ed in questo caso non raccontano nulla di buono. Quasi il 45% degli adolescenti italiani, ragazzi e ragazze dai 15 ai 19 anni, hanno sperimentato - almeno una volta - il pensiero del suicidio. Al centro dell'indagine, non solo l'idea di pianificare la propria morte, ma anche desiderarla oppure esserne preoccupato. Lo studio allarmante proviene dal gruppo di ricerca Musa dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr di Roma, che ha indagato il meccanismo dello sviluppo di questi pensieri, dimostrando che a scatenare il problema non sono disagi psicologici che lo alimentano, bensì l'insieme delle relazioni sociali.
Dove nasce il male
Secondo i ricercatori, infatti, sono le interazioni sociali sviluppatesi in specifiche caratteristiche socio-demografiche a determinare l'origine di un malessere, che spinge quasi la metà degli adolescenti italiani a pensare di farla finita. Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature, fornisce risultati utili alla comprensione del problema, quindi alla progettazione di interventi mirati per sostenere il benessere delle ragazze e dei ragazzi.
Associazione pesante
I risultati dello studio, inoltre, hanno confermato l’esistenza di un'associazione diretta tra il malessere psicologico del giovane ed il pensiero di suicidarsi, chiarendo che nasce proprio dal deterioramento dell’interazione umana, ma mentre la maggioranza degli studi sui pensieri suicidi condotti a livello mondiale analizza esclusivamente gli aspetti psicologici del fenomeno, la ricerca del gruppo Musa ha preso in esame anche fattori socio-demografici e sociologici, per analizzarne la relativa influenza sul problema. Certamente, è il contesto sociale, che sia la famiglia, la scuola, la sfera delle amicizie, a far nascere un disagio sempre più grande.
Lo studio italiano durante il Covid
I ricercatori del Cnr hanno realizzato un’indagine quantitativa trasversale, condotta nel periodo più duro per molti giovani, sulla scia del post-pandemia da Covid, a cavallo tra il 2021 ed il 2022, su un campione rappresentativo di 4.288 adolescenti italiani, studenti delle scuole superiodi pubbliche, prendendo in esame simultaneamente una serie di fattori socio-demografici, psicologici e sociologici. Se il 44,9% degli adolescenti italiani ha sperimentato almeno una volta il pensiero suicida, il 21,7% di questi ci ha pensato anche più di una volta.
Più a rischio le ragazze
Il dato ancora più spaventoso, vede ancora una volta il sesso femminile come più fragile rispetto al contesto di analisi. Rispetto allo status socio-demografico, il pensiero suicida caratterizza maggiormente le ragazze, 6 su 10, contro 4 ragazzi su 10.
Sintomi pericolosi
I pensieri suicidi scaturiscono da una compromissione della salute mentale, i cui sintomi sono ansia, depressione, bassa autostima, alta intensità di emozioni primarie negative e un atteggiamento negativo verso il futuro. Aspetti, questi, collegati ad un'insoddisfacente rete di amicizie, relazioni qualitativamente scarse sia con i coetanei che con i genitori, iperconnessione, insoddisfazione corporea, che spesso conducono nella rete del bullismo e cyberbullismo. “Relazioni sociali più rarefatte o formali, o percepite di minore intensità qualitativa, sono invece fattori determinanti il pensiero suicida come nel caso degli studenti liceali, che a parte nutrire più alte aspettative di rendimento scolastico stanno iniziando a sperimentare, ormai anche in Italia, modelli relazionali simili a quelli del Nord Europa, con genitori con un elevato status culturale meno presenti e che delegano maggiormente il loro accudimento a professionisti del settore”, aggiunge Tintori del Cnr.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Dicembre 2023, 20:03
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