Il gup del tribunale di Bologna Sandro Pecorella ha condannato a 30 anni Giuseppe Cappello per l'omicidio di Kristina Gallo, la 26enne trovata morta il 26 marzo 2019 nell'appartamento della periferia di Bologna dove viveva. La decisione del giudice ha dunque accolto la richiesta del procuratore aggiunto Francesco Caleca. Disposti anche risarcimenti alle parti civili, i familiari assistiti dagli avvocati Francesco Cardile e Cesarina Mitaritonna e l'associazione La Caramella buona, rappresentata dall'avvocato Barbara Iannuccelli.
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Il caso riaperto dopo tre anni
La ragazza, con cui l'imputato aveva una relazione, fu rinvenuta in casa nuda e con le gambe sotto al letto. Il caso inizialmente fu mandato verso l'archiviazione dalla Procura come decesso naturale e poi è stato riaperto successivamente, con l'ipotesi di omicidio aggravato dallo stalking che ha portato ad accusare e arrestare tre anni dopo il 44enne. Presente alla lettura della sentenza, Cappello, difeso dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandra Di Gianvincenzo, ha lasciato il tribunale senza fare dichiarazioni.
La decisione del giudice, ha detto l'avvocato Bordoni, «accoglie la tesi dell'accusa rispetto alla quale abbiamo mosso critiche, capiremo attraverso la motivazione, che farà la differenza, la traiettoria del suo ragionamento.
Kristina uccisa nel 2019
Nella sua requisitoria, il pm Caleca aveva ricostruito i punti fermi restituiti dall'indagine dei carabinieri del nucleo investigativo bolognese: anche se le perizie non hanno potuto stabilire con certezza le cause del decesso, quando è morta, presumibilmente tra il 21 e il 24 marzo 2019, Kristina non era sola. Qualcuno, inoltre, ha spostato il suo corpo e l'unica persona che poteva essere con lei era Cappello.
L'imputato, secondo l'accusa, aveva poi motivo di ucciderla: la ricerca del movente, ha spiegato Caleca, sta evidentemente «nella sopraggiunta impossibilità di mantenere in piedi il castello di menzogne che aveva costruito», portando avanti una relazione all'insaputa della moglie. Infine, l'imputato ha mentito ripetutamente alle autorità su ogni circostanza, dal rapporto con la vittima, agli atti di violenza, all'ultima volta che l'aveva vista. Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato.
Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Luglio 2023, 17:32
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