Un incessante esodo verso Sud, in fuga da una città ormai in macerie martellata da una pioggia di bombe incessante. Centinaia di migliaia di persone stanno abbandonando Gaza City, stipate su camion, auto, a piedi. Per accelerare il flusso, Israele ha riattivato l’acqua nella parte Sud della città e attivato per tre ore un «corridoio sicuro». Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, gli sfollati della Striscia sono già un milione. Ma per ora il valico di Rafah che porta in Egitto resta chiuso: neppure gli aiuti umanitari riescono a passare, per decisione del Cairo. Un’impasse diplomatica che il segretario di Stato Blinken si dice convinto si risolverà presto.
Ma la gente di Gaza non ha più tempo: l’invasione delle truppe israeliane assiepate al confine - trecentomila uomini - è imminente. «Avvieremo operazioni militari significative solo quando vedremo che i civili avranno lasciato l’area - ha detto il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, il tenente colonnello Jonathan Conricus - è davvero importante che la gente a Gaza sappia che siamo stati molto, molto generosi con il tempo.
Anche il Fronte Nord, alla frontiera con il Libano, è sempre più caldo. Hezbollah ha sparato salve di razzi sul territorio israeliano. E l’aviazione di Tel Aviv ha risposto con pesanti bombardamenti sulla Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi.
riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Lunedì 16 Ottobre 2023, 06:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA