Gennario Iorio, il runner non vedente che corre le maratone: «All'inizio ero attaccato alla mia guida con il cavo del mouse»

Fondamentale è muoversi in sincronia, tanto che «l'altro deve essere più allenato di me, non deve mai andare in sofferenza», spiega il runner

Gennario Iorio, il runner non vedente che corre le maratone: «All'inizio ero attaccato alla mia guida con il cavo del mouse»

di Redazione Web

Chi lo ha detto che un non vedente non possa correre e gareggiare. Le difficoltà esistono, è inutile girarci attorno. Ma si può fare, come dimostra il 43enne Gennaro Iorio, professore di Storia e Filosofia al liceo Galvani di Bologna. La passione del runner per la corsa è nata per caso nel 2009, dopo aver incontrato Giovanni che poi si rivelerà un grande amico: «Perché non ci provi?». Lui si rende disponibile per alcuni allenamenti. «Era tutto improvvisato - racconta il prof. Gennaro - usammo il cavo di un mouse per muoverci in tandem», così è scattata la scintilla per questo sport.

«Alla maratona di Bologna siamo partiti in quattro: io, Nadege, Francesco, e Alessandro. Uno al mio fianco, un secondo a controllare le distanze con gli altri corridori, e un terzo a raccontare e descrivere tutto», ha raccontato Iorio al Corriere della Sera. La sfida più grande è quella di fidarsi di chi si ha accanto, perché gli si affida tutto, mente corpo: «Già è difficile affidarsi al braccio di una persona per camminare, figurarsi correndo», confida lui.

La strada verso la maratona

Fondamentale è muoversi in sincronia, tanto che «l'altro deve essere più allenato di me, non deve mai andare in sofferenza», spiega il runner.

Ma non si ha mai paura di cadere, anche se il momento più complicato è all'inizio, quando si è tutti ammucchiati.

La cosa si fa ancora più seria l'anno scorso, dopo essersi creato un vero e proprio team: nel 2023 corre la mezza maratona di Bologna, poi completa i 15 chilometri del trail di Monterenzio. In autunno comincia a correre con Nadege, che di maratone ne ha fatte, e decide di provarci anche lui. Attorno a loro due si crea un gruppetto di volontari, gli stessi con cui ha percorso i 42 chilometri tra le vie della sua città. «Si dice che la maratona si corre per 30 chilometri con le gambe, 10 chilometri con la testa, 2 chilometri con il cuore e 195 metri con le lacrime agli occhi. Ma grazie ai loro consigli - conclude Gennaro Iorio - la crisi finale non l’ho avuta».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 22 Aprile 2024, 21:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA