Tragedia del viadotto, Filippone e la trappola per uccidere la moglie: «Facciamoci un selfie»
di Simone Pierini
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La trappola sarebbe partita la domenica stessa con la scusa di andare a comprare una lavatrice. Poi lungo il tragitto la sosta nell'appartamento a Chieti che solitamente veniva affittato a studenti. Un selfie come pretesto per farla salire con una scaletta trovata sul lato sinistro del balcone «compatibile con la traiettoria della caduta della donna». Da lì l'avrebbe spinta giù, completando il primo dei due delitti.
Una teoria quella della trappola premeditata che sarebbe avvalorata dall'assenza di una colluttazione tra i due. Non ci sarebbe stata alcuna lite e quindi alcuna reazione frutto di un raptus di rabbia. Ciò che è avvenuto dopo è cronaca raccontata nei giorni precedenti. Dopo il presunto omicidio della moglie Filippone scende nel piazzale sotto la casa di Chieti, fornisce false generalità della moglie al 118 e, probabilmente in stato di choc, non sembra mostrare emozioni tanto che un testimone sostiene che l'uomo «assisteva quasi da estraneo a quella terribile scena». Così tanto da non destare sospetti ed essere libero di tornare dalla figlia nella sua abitazione a Pescara.
«Papà ti fa una sorpresa», dice a Ludovica. L'ha caricata in macchina ed è salito fino al cavalcavia dell'autostrada a Francavilla al Mare. Alla vista degli agenti della polizia stradale l'ha gettata di sotto. Sette ore dopo l'ha seguita, autodecretandosi la pena di morte per quanto fatto.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Maggio 2018, 12:36
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