AK 47 Carpi, presa la banda del Modenese: caporalato, estorsioni e tentato omicidio. Come agiva il commando pachistano

Il gruppo agiva tra Carpi, Piacenza, Mantova e Brescia

AK 47 Carpi, presa la banda del Modenese: caporalato, estorsioni e tentato omicidio. Come agiva il commando pachistano

di Redazione web

Più di 70 agenti impiegati, 20 indagati e una denuncia. Stamane le forze dell'ordine hanno messo la parola stop al regime di terrore creato dalla banda di Carpi AK- 47. È stata la denuncia, nel 2021, di un lavoratore pakistano a far partire l'indagine della Procura di Modena, Digos e commissariato di Carpi. È così che è stata scoperta una associazione per delinquere, composta da cittadini pakistani e dedita ad estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio e caporalato.

Sono questi i reati contestati ad un gruppo di persone residenti tra Carpi, Piacenza, Mantova e Brescia e destinatarie di due distinte ordinanze di custodia in carcere emesse dal Gip. In tutto 20 gli indagati: uomini di origine pachistana, tre dei quali divenuti cittadini italiani. Tutti lavoratori dediti ad azioni violente a comando.

L'ordinanza

La prima ordinanza riguarda 18 persone indiziate di partecipare ad una associazione a delinquere nota come AK- 47 Carpi. La seconda ordinanza è stata emessa nei confronti di altri 2 indagati, della provincia di Brescia, per concorso nel tentato omicidio ai danni di un indagato dell'associazione AK- 47 Carpi, accoltellato all'addome e colpito con bastoni e mazze ferrate. L'uomo si è salvato solo grazie all'arrivo delle forze dell'ordine. Quest'ultimo episodio risale al 6 ottobre 2022 ed è scaturito dalla contrapposizione tra due distinti gruppi di cittadini pachistani (a Carpi e nella provincia di Brescia): oltre agli autori materiali del tentato omicidio, sono indagati altri 14 uomini per aver partecipato alla spedizione punitiva partita dalla provincia di Brescia.
 

La maggior parte delle persone coinvolte nell'associazione a delinquere, all'epoca dei fatti, risultava dipendente di una società di servizi logistici legati al movimento di merci con sede legale nel vicentino, che aveva in appalto la manodopera dei corrieri all'interno di una nota società di spedizioni.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo reclutava lavoratori pachistani per conto terzi, lucrando sulle loro retribuzioni trattenendone una quota, in condizioni di sfruttamento: le vittime dovevano sottostare a gravi minacce di ritorsioni sia in Italia che nel paese di origine.


Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Aprile 2024, 17:33
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