Ben tre nuovi casi ogni centomila residenti - sono state 1770 le diagnosi di Hiv in Italia nel 2021 – a fronte di 4,3 su centomila, in media, negli Stati dell’Unione Europea. L’incidenza nel nostro Paese, dunque, è più bassa ma la malattia è ancora diffusa. La Giornata mondiale di lotta contro l’Aids, che si celebra oggi, diventa l’occasione per accendere i riflettori anche sui molti casi scoperti tardivamente.
IN ITALIA. A dare la misura del fenomeno nel nostro Paese sono i dati del Centro Operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità. L’Aids risulta più diffuso tra i maschi, nella fascia di età tra i 30 e i 39 anni. Nell’ottanta per cento dei casi, l’infezione si è trasmessa tramite rapporti sessuali. L’uso di sostanze stupefacenti è riconosciuto come causa nel 4,2 per cento delle diagnosi.
IL CALO. Il trend è in costante discesa dal 2012. E negli ultimi due anni, con l’emergenza Covid, le nuove diagnosi sono ulteriormente calate, ma come sottolinea lo stesso Istituto, ci potrebbe essere stato un problema di sottodiagnosi.
IN RITARDO. Il 63 per cento scopre l’infezione quando è ormai in fase avanzata. Nel 2021, la percentuale di quanti ignoravano la propria sieropositività e l’ha scoperta nel semestre precedente la diagnosi di Aids è salita all’83 per cento. Era 80,8 per cento nel 2020. Oltre il 39,8 per cento ha scoperto di avere l’Aids a causa della presenza di sintomi o patologie correlate.
IN EUROPA. Su otto persone colpite dall’Hiv nell’Unione Europea e nello Spazio economico europeo, una non sa di esserlo.
MALATI INCONSAPEVOLI. Oltre la metà di quelli con nuova diagnosi nel 2021 aveva una conta di cellule CD4 inferiore a 350 per mm3 al momento della diagnosi. Ciò significa che molto probabilmente avevano l’Hiv non diagnosticato già da otto o addirittura dieci anni. Poco più di un terzo aveva un’infezione ancora più avanzata.
L’ALLERTA. «Questo non va bene per le persone, poiché hanno maggiori possibilità di incorrere nella malattia grave e persino di morire se diagnosticate in ritardo», afferma Andrea Ammon, direttrice Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. E ciò «non fa bene neanche alla salute pubblica, poiché i positivi non trattati possono inconsapevolmente trasmettere l’Hiv ai loro partner sessuali».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Dicembre 2022, 15:22
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