Dopo 108 giorni senza notizie dei loro cari - i 136 ancora nelle mani di Hamas nelle viscere di Gaza - la rabbia dei familiari degli ostaggi ha rotto gli argini. A decine ieri a Gerusalemme hanno assediato la Knesset, la sede del Parlamento israeliano, per chiedere le dimissioni di Netanyahu - che ritengono il responsabile del naufragio dei negoziati per riportare a casa i rapiti - e nuove elezioni subito.
Un gruppo di manifestanti è riuscito a superare i cordoni di sicurezza e irrompere nell’aula della commissione finanze della Knesset. «Non vi siederete qui mentre loro stanno morendo là» hanno urlato. Il gruppo fa parte dei manifestanti che da domenica sera si sono accampati con le tende sotto la residenza a Gerusalemme di Netanyahu, del quale chiedono con forza le dimissioni. Il manipolo è stata allontanato dall’aula della commissione, che tuttavia ha sospeso i suoi lavori.
L’irruzione alla Knesset dà la misura del clima di un Paese fratturato tra la necessità di sicurezza e la mancanza di fiducia in una classe dirigente che non ha saputo prevedere l’attacco del 7 ottobre. Secondo i sondaggi, se ci fossero oggi le elezioni vincerebbe a mani basse il partito Unità nazionale di Benny Gantz, con 39 seggi alla Knesset, mentre il Likud di Netanyahu scenderebbe a 16.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Gennaio 2024, 06:00
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