«Sono una mamma lavoratrice ma amo viaggiare da sola: ho imparato a non sentirmi in colpa quando sono lontana dai figli»

Spriha ha deciso di concedersi il piacere di muoversi in solitudine trovando un modo per alleggerire il bagaglio più pesante: il senso di colpa

«Sono una mamma lavoratrice ma amo viaggiare da sola: ho imparato a non sentirmi in colpa quando sono lontana dai figli»

di Hylia Rossi

Essere una mamma non vuol dire rinunciare a tutte le altre sfaccettature che costruiscono l'identità di una persona e l'amore per la famiglia e i figli può e dovrebbe essere coniugato con altre passioni e interessi, sia nuovi che vecchi. La ricerca della propria felicità, infatti, è essenziale per potersi occupare dell'educazione e lo sviluppo dei propri figli.

Eppure, è senza dubbio difficile trovare un equilibrio e per molte madri il problema principale è gestire il senso di colpa che si tende a provare quando ci si allontana dai bambini. Questi ultimi, poi, non rendono certamente il processo più semplice e, seppur senza malizia, fanno pesare ancor di più la distanza.

Spriha Srivastava è una mamma lavoratrice e per quanto adori i membri della sua famiglia e il tempo passato con loro, apprezza i viaggi da sola e non vuole rinunciarvi. Alla fine è riuscita a trovare il suo equilibrio e il modo di gestire la lontananza, e ha raccontato come su BusinessInsider

Mamma, lavoro, figli e viaggi

«Mio figlio di 6 anni mi guardava mentre ero sulla porta con la valigia in mano, appena prima di partire per un viaggio di lavoro di una settimana dall'altra parte del mondo - scrive la mamma col cuore in mano al solo ricordo -. Si è avvicinato a me, mi ha preso la mano e ha detto "Perché vai via per così tanto tempo? Mi mancherai tantissimo, un miliardo di triliardi!"». Naturalmente, il senso di colpa (non per la prima volta) l'ha subito investita come una doccia fredda e l'abitudine non ha minimamente attuito il disagio. 

Con la consapevolezza che avrebbe tenuto con sé quell'oppressione durante l'intero viaggio, la mamma ha abbracciato il bambino ed è partita. «Ho sempre amato esplorare nuovi luoghi e il solo pensiero di imbarcarmi su un volo mi fa sorridere. Tanti odiano viaggiare per lavoro, ma a me piace: mi piace andare in hotel, in palestra, un bagno in piscina, una tazza di caffè locale prima di andare al lavoro, vedere la città», dice Spriha, e lo stesso vale per suo marito.

Negli anni passati, la coppia ha viaggiato tanto e sin dalla nascita del figlio hanno deciso di abituarlo a questo stile di vita: «Aveva 4 mesi quando abbiamo preso un volo di 10 ore e prima che compisse due anni aveva già volato 30 volte verso 20 Paesi diversi. Viaggiare con lui è divertente, ma mi mancava la spontaneità e la flessibilità che ho quando sono sola: dormire dove vuoi, mangiare quello che ti pare, esplorare senza spingere un passeggino o preoccuparti dei pisolini». 

Così, Spriha ha deciso di integrare il piacere di muoversi in solitudine con i già presenti viaggi di lavoro e di trovare un modo che le permettesse di alleggerire il bagaglio più pesante: il senso di colpa. Secondo uno studio della British Psychological Society, scrive la donna, è anche una questione di stereotipi di genere: «Le mamme lavoratrici percepiscono un senso di colpa più alto rispetto ai papà».

Col tempo e una struttura più rigida, però, Spriha è riuscita a gestire il senso di colpa. Innanzitutto, è importante imparare ad affidarsi agli altri, che siano amici o la famiglia, per rimanere in contatto col proprio figlio anche quando si è lontani. Poi, ha trovato particolarmente utile parlare al piccolo del viaggio: «Fagli sapere quanto sei emozionata prima di partire per un'avventura, mostragli video e foto di dove andrai. Per esempio, prima di andare in Cina lo scorso anno ho parlato a mio figlio della Grande Muraglia e lui, affascinato, mi ha chiesto di mandargli foto durante il viaggio».

È altrettanto importante, dichiara Spriha, assicurarsi che il proprio figlio abbia una routine ben definita durante il periodo di lontananza, non solo per la sua stabilità e felicità, ma anche per rendere chiamate e videochiamate parte di quella routine. In questo modo, si sentiranno al sicuro e sapranno che la mamma è sempre lì, a una telefonata di distanza.

«Nonostante ciò - ammette la donna -, a volte il senso di colpa può tornare. In quel caso, mi faccio una camminata per liberare un po' la testa. Mi ripeto che anche se è dura, sto insegnando a mio figlio l'importanza di portare avanti i propri interessi e passioni. Inoltre, gli insegno che i suoi genitori potranno allontanarsi di tanto in tanto, ma sarà sempre supportato e ci sarà sempre qualcuno a prendersi cura di lui». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 11:43