La guerra al debito pubblico

La guerra al debito pubblico

di Alberto Mattiacci
La guerra al debito pubblico La Storia è costellata di guerre “epocali”, di conflitti, cioè, che hanno segnato la vicenda umana. Pensiamo alla “Guerra del Peloponneso” fra spartani e ateniesi (400 A.C.), o alla “Guerra dei 30 Anni” nel XVII secolo, o alla “Guerra Civile Americana” (fine Ottocento). Queste tre guerre, diversissime fra loro, hanno una causa in comune: un debito contratto, e non onorato, fra gli antagonisti.
L’Italia “vanta” un debito pubblico, in rapporto al Prodotto Interno Lordo, fra i più alti del mondo: 2.800 miliardi, il 151,6% del PIL. C’è chi fa peggio di noi: il Giappone (244%) e la Grecia (193%). Meglio (si fa per dire) fanno USA (135,6%), Portogallo (134,5), Spagna (120,9%) e Francia (117,4%).
Chi pensa non sia un problema, dovrebbe considerare ciò: (1) l’Italia nel 2023 ha finora pagato quasi 66 miliardi di euro per interessi sul debito (il 3,7% del PIL). Questa somma è la metà della spesa in Sanità e quasi pari a quella in Istruzione; (2) la spesa di Italia e Germania per contrastare gli effetti economici della pandemia è stata quasi simile -200 miliardi noi, 220 i tedeschi. Questo sforzo analogo, però, non si è tradotto in analoghi interventi, perché a noi indebitarci costa di più -è il famigerato “spread”- proprio perché abbiamo già molto debito.
Fortunatamente sembra (sembra!) che le nazioni abbiano smesso di farsi la guerra per risolvere i loro debiti. Però una guerra varrebbe la pena farla: al debito stesso. Ma chi darebbe il voto a un partito con questo programma?
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Settembre 2023, 07:55
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