La fiducia nel brand

La fiducia nel brand

di Alberto Mattiacci

Anni fa fui interpellato da un Tribunale in merito a un’intricata vicenda: un produttore di auto (diciamo: Alfa) aveva citato un proprio ex venditore (diciamo: Beta), esclusivista in una provincia del nord. Il tema di lite: Alfa pretendeva da Beta tutti i dati (nome, residenza, contatti, modello scelto, ecc.) dei clienti da lui serviti. Beta rifiutava fermamente di darli. Alfa sosteneva fossero clienti dei propri brand; Beta, invece, che lo fossero del proprio salone. Alfa sosteneva che le persone fossero andate lì, solo perché spinte dal desiderio dei propri modelli; Beta sosteneva, invece, che solo grazie alla fiducia da lui costruita, le persone acquistassero le auto da lui offerte. Chi aveva ragione? Alfa o Beta? Rispondo dopo altri due casi. 1) Fazio ha lasciato la Rai per il Nove. Il programma ha fatto più audience di Juve-Milan; pur in un canale meno noto e visto, è stato il terzo della serata. È la Rai che fa gli ascolti dei propri anchormen, o viceversa? 2) Ronaldo arrivò alla Juventus e fu subito boom di vendite di magliette e Jeep - avete letto bene, le auto.

Le Jeep vendevano in quanto tali, o perché alcuni si fidano della Jeep se CR7 accetta di promuoverla?

Risposta alle 3 domande: tutte e due (ma in porzioni diseguali). Morale: i mercati sono fatti di materie fra le più diverse (prodotti, venditori, brand, prezzi, ecc.) È la fiducia, alla fine, che muove le vendite. Tutto sta, allora, a capire chi (quale “brand”) sia più capace di guadagnarla e mantenerla nel tempo.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Ottobre 2023, 07:45
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