Calcio d'Arabia

Calcio d'Arabia

di Alberto Mattiacci
L’estate 2023 sarà ricordata per un fatto economico inatteso e, secondo i ben informati, non passeggero.
Non è la crescita del debito pubblico italiano -sopra i 2800 miliardi; non sono nemmeno le speculazioni sui prezzi nei luoghi di vacanza; nemmeno la prospettiva di una prossima recessione, di cui non mancano i segni.
Il fatto memorabile è accaduto su una direttrice precisa, che parte da un paese asiatico -l’Arabia Saudita- e arriva dritta al cuore dell’Europa.
Il fatto è questo: hanno iniziato a piovere centinaia di milioni di euro sul calcio europeo: contratti faraonici (è il caso di dirlo) per convincere calciatori e allenatori a vivere per un po’ in mezzo al deserto. Lo squilibrio fra le somme investite e i ritorni potenziali è tanto ingente da rendere inevitabile una domanda: perché lo fanno?
La risposta sbagliata la so ed è questa: si tratta di miliardari annoiati che amano il calcio e fanno a gara fra di loro a chi compra più campioni.
La risposta giusta non la so.
So, però, che da quelle parti hanno preso a guardare lontano nel tempo (un mondo senza petrolio). Così, ad esempio, gli Emirati Arabi investono sul turismo culturale (es. Louvre e Ferrari World ad Abu Dhabi) e sulla sostenibilità (es. Expò 2022 a Dubai).
Non sarà che l’Arabia Saudita, visto che i mondiali in Qatar ne hanno dimostrato la fattibilità, hanno deciso che invece di comprare squadre in Europa, forse convenga farsi le proprie e lanciarsi nell’intrattenimento sportivo?
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Settembre 2023, 13:18
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