Chiara, la dottoressa guarita dal Coronavirus: «Torno tra i miei pazienti di Bergamo»
di Stefano Dascoli
La mia città, Bergamo, è la più colpita - racconta -. La situazione è di grande emergenza, ci sono molti infetti e il numero dei decessi è molto alto. C'è molta paura. Ora che sono guarita e libera di uscire, sento particolarmente questa esigenza di mettermi a disposizione, come vorrei rivedere la mia famiglia che sta bene e che ho sentito solo per telefono». Tra l'altro la Bonini, che ha ricevuto l'abilitazione automatica alla professione mentre era in isolamento, ha ricevuto una proposta di lavoro subito dopo essersi iscritta all'ordine dei medici della provincia di Bergamo. La giovane, che non è mai stata in condizioni critiche e non ha avuto problemi respiratori, era stata ricoverata nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale San Salvatore il 28 febbraio scorso dopo essere arrivata in città. Qui si è laureata in medicina. «E' la mia seconda città, ci sono molto legata» dice oggi.
Era tornata per partecipare all'esame di abilitazione alla professione, poi rinviato per la emergenza. Una volta saputo della positività del suo ragazzo, un medico dell'ospedale di Brescia, «sta bene anche lui, aspetta solo il secondo tampone», si è messa in quarantena in casa all'Aquila «senza sintomi», avvisando le autorità sanitarie: «Poi mi è venuta la febbre e mi hanno portato in ospedale per il tampone e mi hanno ricoverata. Ho avuto solo sintomi influenzali, l'unico inconveniente è che ho perso gusto e olfatto e nonostante stia bene da due settimane ho recuperato per ora solo il gusto. Comunque, sono stata curata in maniera eccellente, con umanità e professionalità, da una sanità che all'Aquila è organizzata». La dottoressa si dice fortunata perché «nel giorno e mezzo in cui sono andata in giro ho visto solo quattro persone, una mia amica e il suo ragazzo, a casa, e altri due con cui ho fatto una passeggiata a Rocca Calascio». «Questi ragazzi non hanno avuto sintomi, sarebbe stato un problema se fossi andata in uffici pubblici o all'università - spiega ancora -. Ho gli anticorpi e anche se non si conosce molto di questo virus, dovrei avere una forma più lieve se dovessi essere contagiata di nuovo» continua il giovane medico che vuole specializzarsi in reumatologia e che conclude lanciando un appello: «state a casa, è una vera emergenza mondiale, solo rispettiamo le regole ne possiamo uscire». Ieri il bollettino dei positivi ha risparmiato la città, ma sono in corso circa 80 tamponi. I positivi restano sei, di cui originari di fuori città.
Ultimo aggiornamento: Domenica 22 Marzo 2020, 11:53
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