U2, nuova scaletta per il secondo concerto all'Olimpico di Roma - FOTO - VIDEO
di Alvaro Moretti
LIGABUE
C'è anche Ligabue, l'eroe italiano di quelle stagioni di 30 anni fa che dall'Irlanda è dal sangue domenicale condussero Bono, Edge Adam Clayton e Larry Mullen sulle strade senza nome di Joshua Tree Park, della Death Valley, insomma della California desertica in cerca - con o senza te - a cambiare il destino del rock mondiale.
Un trentennale è un adorabile rischio: rifare se stessi, quelli del momento migliore, quelli dell'ispirazione più profonda. La poesia, rimanendo immutata e profondissima, non scade come dairy milk. I messaggi, quelli - se sei Bono Vox l'attivista - quelli, li devi aggiornare. Rendere fruibili ad un pubblico che in vuole sentirsi reduce. Ammaccato, da trent'anni di vita, ma non reduce. Nemmeno Liga in tribuna lo è.
ITALIA MIA CARA
E Bono twitta sul palco amore per l'Italia e l'adoratissima Roma, un "grazie al popolo italiano della compassione, un grande popolo che accoglie". E mica lo sa Bono che Gentiloni ferma lo Ius Soli, che i sindaci delle Nebrodi non ne possono più. Lui è un cittadino del Pianeta e vede il generale, forse gli sfugge il particolare. Ma i messaggi di pace, la ricerca di fratellanza e compassione, forse, si intuiscono necessari più da lontano. E così eccolo. Sparano subito l'inno del "mai più" Bloody Sunday. E una Pride che è orgogliosamente cantata da tutti, ma proprio tutti. Prova a parlare italiano quanto più può " sono irlandese, ma innamorato dell'Italia".
TRIPLETE
Ma il The Joshua Tree tour è un tour tributo a se stessi e ad una creatività pazzesca e ad un trittico di apertura di album che fa tremare i polsi e - qui all'Olimpico - fa tremare tutto: una strada deserta di prende i 60 metri di palco schermo Where THe Streets Have No Name, e tutte d'un fiato I Still Haven't Found e soprattutto With or Without You...
Il concept di questo viaggio è proprio la riscoperta di quella ricerca di 30 anni fa: cercare nell'America più profonda e selvaggia le nostre radici rock. Era l'America di un altro ciuffo cinematografico, quello di Ronnie Reagan. Ora ci si aggiorna, si fa l'upgrade anche delle battaglie planetarie. MIss Sarajevo è MIss Syria, ora.
BIANCO E NERO
Il concerto regala un ascolto integrale dell'album come non era mai stato fatto. Le immagini in bianco e nero sul mega schermo ci riportano alla sovraesposizione che il deserto impone, qui la sovraesposizione la fa la chitarra di Edge che accende di luci e squilli il suono (incupito dalla solita acustica maledetta dell'Olimpico).
GIALLO E ROSSO
Mentre le note di Joshua Tree invadono dalla Curva Sud (lì davanti è piazzato il palco) sul web e i social impazza la foto della band che prima dell'inizio uscita per la seconda puntata si fa immortalare nello spogliatoio della Roma. E partono gli sfottò su Twitter: "nell'altro spogliatoio ci sono i Cugini di Campagna"
POLITICA E CORI
Italia grazie per aver mantenuti le tue promesse, grazie per la tua generosità, Bono ringrazia mentre MIss Sarajevo diventa MIss Syria con la voce di Pavarotti e la faccia di Malala e i ragazzini dei campi siriani, e le città bombardate solo detriti ormai accompagnano la musica di questo gran finale molto politico.
IL salto con Beautiful Day pare enorme, quasi inopportuno e invece è proprio il segreto di Bono: si è fatto ascoltare dal suo pubblico qui, e dai potenti nei palazzi della politica.
OMAGGIO ALLE DONNE
L'omaggio all'Italia sarà ancora più completo con il pensiero all'ex sindaco di Lampedusa. Ma è sempre il rock, durissimo e metallico quanto forse mai prima a prendere l'Arena. ELevation e Vertigo rendono l'Olimpico la sede di un sabba che coinvolge anche una ragazza trasportata col raggio foto ciò sul palco a ballare e fare self-service con Bono e a prendersi il bacio della Vox attonita e sorpresa, frastornata, persa e... Innamorata. "GRazie amica, sei bellissima".
ULtraviolet è la canzone che suona come un'idea al coraggio rivoluzionario delle donne, da Marie Curie alle suffragette, alle femministe, da Grace Jones e Patti Smith a Malala. dalla Merkel alla Oglio di Bill Gates, fino alle italiane Emma Bonino, Rita Levi Montalcini e all'ex sindaca di Pantelleria Giusi Nicolini.
UN tema carissimo a Bono che ha fondato l'associazione One a difesa dei diritti delle donne.
NON CI SONO PAROLE
Il copione è ormai alla fine: proprio One deve chiudere la storia. E così sia dopo due ore di messaggi e onde rock, Bono stanco e con la voce provata saluta: "Non ci sono parole per voi... God bless you, Roma. Dio vi benedica". La funzione quasi religiosa di riappropriazione del nostro passato, di riconquista delle radici dell'albero di Joshua è finita. Per una sera andiamo in pace. Perché no?
P.S. Dopo lungo dibattito social, anche acceso a dire il vero; e dopo attenta analisi sul luogo del delitto possiamo dire che - a parer nostro - U2 sono tutt'altro che una band di bolliti. E che certamente resisteranno con le loro canzoni e battaglie molto di più e invecchiando meglio degli haters che li prendono di mira. Con immutata stima.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Luglio 2017, 14:58
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