Cannabis, danni permanenti al cervello dei teenager. QI cala di 8 punti e smettere non serve
Oltretutto smettere non sembra invertire la situazione, spiega Madeline Meier della Duke University, illustrando lo studio pubblicato online su Pnas. La variabile chiave è l'età di esordio per l'uso di marijuana e lo sviluppo del cervello, spiega Meier. In pratica, i ragazzi che hanno iniziato più avanti negli anni (quando il loro cervello era completamente formato) non hanno mostrato simili cali a livello mentale. Prima dei 18 anni il cervello, infatti, è ancora in fase di organizzazione, dunque secondo la ricercatrice può essere più vulnerabile ai danni da farmaci e sostanze psicoattive. «La marijuana non è innocua, in particolare per gli adolescenti», sostiene Meier. Lo studio ha seguito un gruppo di 1.037 bambini nati nel 1972-73 a Dunedin (Nuova Zelanda) fino ai 38 anni. Il team è stato diretto da Terrie Moffitt e Avshalom Caspi, psicologi della Duke e del King's College di Londra.
Circa il 5% del gruppo è stato considerato marijuana-dipendente. A 38 anni tutti i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a una serie di test psicologici per valutare la memoria, la velocità di elaborazione, il ragionamento e l'elaborazione visiva. Ebbene, i soggetti che avevano usato di più la cannabis fin da adolescenti hanno ottenuto punteggi significativamente peggiori nella maggior parte dei test. Inoltre, amici e parenti intervistati per lo studio riferivano più spesso che i forti e precoci consumatori di cannabis incappavano facilmente in problemi di attenzione e memoria. Secondo i ricercatori non si tratta di danni trascurabili. Se infatti otto punti di Qi possono sembrare pochi, un calo da 100 a 92 rappresenta un passaggio dal cinquantesimo percentile al ventinovesimo, aggiunge Meier, ricordando che un quoziente d'intelligenza più alto è correlato a una maggiore istruzione, a un reddito più elevato, a una salute migliore e a una vita più lunga. «Chi perde 8 punti di quoziente d'intelligenza da adolescente può essere svantaggiato rispetto ai coetanei negli anni a venire», aggiunge Meier. A preoccupare gli esperti è la scoperta che a fare più danni è il consumo “cronico” abbinato a un esordio da adolescenti.
Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Marzo 2018, 14:49
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