A Roberto Spada, fermato ieri dai carabinieri, vengono contestate le accuse di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso e dai futili motivi. Sul fronte delle indagini continua il lavoro degli investigatori per identificare un complice, un "guardaspalle", presente al momento dell'aggressione della troupe televisiva.
«Un soggetto che comanda e che può dare ordini all'interno del sodalizio». Così definiscono Roberto Spada alcuni collaboratori di giustizia in verbali citati nel decreto di fermo per la vicenda dell'aggressione avvenuta il 7 novembre scorso ad Ostia ai danni di un giornalista della Rai e del cameraman.
Nel provvedimento di 20 pagine i pm Giovanni Musarò e Ilaria Calò ricostruiscono il contesto criminale e mafioso in cui si è consumata la vicenda.
L'interrogatorio di garanzia di Spada si terrà domani. L'atto istruttorio, che si terrà nel carcere di Regina Coeli alla presenza del gip Anna Maria Fattori, è fissato per la tarda mattinata. Spada è indagato per lesioni personali e violenza privata con l'aggravante dei futili motivi e del metodo mafioso. La famiglia Spada - secondo gli inquirenti - rappresenta da anni una realtà criminale emergente e al momento dominante sul territorio di Ostia. Stando ad alcuni collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni sono riportate nel decreto di fermo emesso dalla Dda a carico dell'indagato, Roberto Spada farebbe parte del clan e sarebbe un soggetto «che comanda e che può dare ordini». Lo stesso, sempre secondo i collaboratori, coordinerebbe «il ramo del sodalizio dedito al traffico e alla cessione di sostanze stupefacenti».
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Novembre 2017, 07:52
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