Riforme, il governo forza la mano per accelerare:
i parlamentari marciano sul Quirinale per protesta

Riforme, il governo forza la mano per accelerare: ​i parlamentari marciano sul Quirinale per protesta

di Alessandra Severini
ROMA - Oltre cento parlamentari in marcia verso il Quirinale per protestare contro la decisione della maggioranza di contingentare i tempi del dibattito al Senato sulle riforme e aggirare cos il duro ostruzionismo delle opposizioni. Ma, nonostante la mossa teatrale – la prima del genere nella storia della Repubblica - il premier assicura che non moller, attacca “chi dice sempre no” e insiste perch la riforma sia approvata in prima lettura entro l'8 agosto.





Contro la decisione, i parlamentari di M5s, Lega e Sel sono saliti al Colle e una loro delegazione è stata ricevuta dal segretario generale della presidenza della Repubblica Donato Marra. “Vogliamo fare sentire al Quirinale la nostra voce. C'è stato uno strappo alle regole democratiche”, spiegano i leader della protesta.



La battaglia sulle riforme vede ciascuno dei contendenti risoluto a non cedere: da un lato opposizioni e dissidenti che, con i loro 8mila emendamenti, rischiano di portare la discussione avanti per mesi. Dall'altro lato il governo, con il premier deciso ad andare avanti, convinto che i cittadini siano dalla sua parte. Del resto è stato lo stesso Matteo Renzi a concordare la linea dura con il ministro Boschi ed il capogruppo dem al Senato Luigi Zanda. “Ho preso un impegno con i cittadini, quel 40,8 per cento, che mi ha votato. E su quell'impegno mi gioco la carriera”.



Il premier respinge ogni accusa di autoritarismo e conferma che in ogni caso le riforme saranno sottoposte al giudizio degli elettori “con il referendum, il massimo istituto democratico”. Del resto per l'ex rottamatore le riforme sono troppo importanti per dimostrare la credibilità del paese e strappare all'Europa quella flessibilità sulle regole di bilancio che potrebbe far partire la ripresa. La crescita infatti ancora stenta e anche Renzi non è più ottimista come qualche mese fa. Anche l'Fmi ha rivisto al ribasso le stime 2014 per il Pil italiano, che crescerà di un modesto 0,3%, ben distante dal +0,8% stimato dal governo Renzi nel Def. Con una crescita così stentata, c'è il rischio che il rapporto deficit-Pil si avvicini pericolosamente al 3% voluto dall'Unione Europea.



In ogni caso il contingentamento dei tempi non garantisce che le votazioni degli emendamenti finiscano l'8 agosto. Anche se i senatori non potranno intervenire nel merito, potranno usare altri espedienti come la richiesta continua di verifica del numero legale. In più non ci sarà la possibilità di tagliare il dibattito con la ghigliottina, che non è applicabile ai disegni di legge costituzionali. Per questo da oggi a martedì, quando riprenderanno le votazioni sulla riforma, si tenterà ancora una mediazione. Alcune 'concessioni' il governo potrebbe farle, ma non verrà messo in discussione il principio cardine del Senato non elettivo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Luglio 2014, 09:45
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