Serie A al via: Inter e Napoli all'inseguimento della Juve di Sarri

Serie A al via: Inter e Napoli all'inseguimento della Juve di Sarri

di Marco Lobasso
Sabato si inizia, ma permetteteci, il primo pensiero va ai “poveri” colleghi che seguono il calciomercato. Tre mesi almeno (e non è finita) a parlare di Icardi che va alla Juve, o alla Roma (non più), o al Napoli (forse), o anche al Monaco, perché no. A parlare di Dybala e delle sue plusvalenze, a parlare di Dzeko in maglia nerazzurra per mesi (ma quando mai), di Higuain, di James Rodriguez, e tormentoni su tormentoni, mentre la Premier ha già chiuso da settimane il mercato e ha iniziato il campionato. E noi a guardare, mentre sono partiti pure tutti gli altri tornei che contano: in Spagna, in Germania, in Francia, in Olanda, in Belgio, in Portogallo, finanche in Turchia (e non dite che è al Nord Europa, come Finlandia, Svezia e Norvegia…). Il 2 settembre sera avremo un’altra serie A, con la chiusura del mercato, ma pazienza, domani si inizia e chi si è visto si è visto. Intanto da sabato avremo nuove regole calcistiche ed è meglio impararle per bene, non sono per nulla secondarie. La più importante: in area chi tocca la palla di mano “muore”. Cioè, è sempre rigore, se il tocco avviene con il braccio non vicino al corpo. Come dire: se ho buona mira tiro, colpisco una mano malandrina, mi prendo il rigore, ritiro e segno (ricordate Roberto Baggio?).  Anche le altre nuove regole sono significative, come la rimessa dal fondo con passaggio che si può effettuare dentro l’area e non più fuori, atte a sveltire le azioni di gioco e a diminuire i tempi morti e le perdite di tempo. Ma sono troppe e non le elencheremo.

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Sarà banale, ma a oggi, le tre favorite sono quelle indicate da tutti (o quasi), soprattutto dai bookmakers: Juventus (1,40), Napoli (5,50), Inter (7), con buona pace delle altre, ovviamente. E non basta scrutare il calendario delle prime due giornate per cambiare idea. Piuttosto, ci aggrappiamo al solito, possibile, pensiero calcistico: allenatore nuovo non sempre vince subito. Che poi non è neanche vero, se pensiamo a Mourinho, Allegri e lo stesso Conte, per citare tecnici top. Ma Sarri lo conosciamo bene e, al di là delle sue condizioni fisiche precarie (auguri di pronta guarigione e auguri a Martusciello, un ischitano sulla panchina della Juve), il pensiero che non parta bene subito con gli otto volte campioni d’Italia ci sfiora. Certo, con il Chelsea l’anno scorso non è andata così, però…

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A oggi, se il Napoli di Ancelotti avesse preso Rodriguez o un bomber come Icardi avremmo detto ci siamo, aggancio possibile. Se l’Inter di Antonio Conte avesse già dimenticato le sue debolezze psicologiche che durano da anni, avremmo detto si può fare. E poi, mica è così facile trasformare due talenti come Sensi e Barella in due fuoriclasse in soli due mesi. Con i se e con i ma si può riempire il mondo. Però, sia Napoli sia Inter hanno fortificato le difese, perché gente come Manolas e Godin rappresentano il top mondiale, sono dighe vere, altro che muri messicani.  



E gli altri? Quali altri? Se qualcuno pensa che il Milan di Giampaolo possa inserirsi nei top tre è rimasto al Papete Beach per tutto agosto e non tornerà. E se qualcuno pensa che l’Atalanta di Gasperini possa migliorarsi rispetto allo scorso campionato, non conosce la storia. Tutto è possibile, però… Diciamo che sarà bello il campionato bis, quello in cui il quarto posto finale vale la Champions e un secondo scudettino nazionale, aspettando la Superlega europea (che non si farà). A proposito di Superlega e di diritti tv, torna l’incubo DAZN. O forse no? Ci abboneremo a tutto e proveremo fiduciosi a vedere tutto e anche di più, dappertutto, per amore del calcio. Dicono che la serie A di quest’anno sia finalmente più tecnica e più offensiva del passato. Se qualcuno lo ha scritto (in tanti, per la verità) perché non c’è più Allegri in panchina, dice una parziale verità. Abbiamo stima di Sarri, Giampaolo, Gasperini, Conte, Fonseca, Inzaghi, tutta gente che sa far attaccare e far giocare bene le proprie squadre. E certo sapranno farci divertire. Ma a oggi il gap con premier e Liga è ancora troppo grande. Smentiteci, cari allenatori, e vi porteremo nel cuore per sempre.

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Il punto, comunque, non è giocare bene e divertire ma investire, credere nel Dna calcistico italiano e nei nostri under 20 che crescono. E’ una strada importante per ridurre in parte il gap di budget e forza economica che ci separa da i grandi club spagnoli e inglesi. Li avete visti a luglio Mondiali ed Europei giovanili? Beh, non siamo messi tanto male, anzi. Al di là dell’arrivo (e ritorno) di grandi tecnici in serie A, noi siamo più contenti perché nelle rose delle nostre squadre si nota, finalmente, qualche giovanissimo talento in più: italiano (Pinamonti, Tonali, Esposito, Gaetano), straniero (Leao, Demiral, Elmas, Agoumè), per citare solo quelli più in vista. Ecco, questo sì che ci strappa un sorriso vero, al netto dell’estate che sta finendo, di un mercato lungo e noioso, dell’invidia per gli altri campionati, di pronostici troppo facili da fare, di un’attesa troppo lunga per la serie A che ci ha reso nevrotici e di una politica italiana che ci annichilisce e ci lascia senza parole pure a Ferragosto. Da domani, chi si perde un gol o cambia canale (ma quale?) è un furfantino…
Ultimo aggiornamento: Sabato 24 Agosto 2019, 10:10

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