Messina: «Milano, la prima a tagliarsi gli stipendi nel basket»

Messina: «Milano, la prima a tagliarsi gli stipendi nel basket»

di Marco Zorzo
Il primo taglio degli stipendi nel basket arriva dall'Ax Milano.
Non poteva, forse, essere altrimenti. Giorgio Armani, il patron
del club, è stato tra i primi imprenditori a dare segnali forti
e univoci per fronteggiare l'emergenza Coronavirus: negozi
chiusi, donazioni milionarie agli ospedali e fabbriche
convertite per la produzione di camici monouso. I giocatori,
quasi in un moto spontaneo, «hanno dato ampia disponibilità» per
una netta sforbiciata agli ingaggi.
«Si sono detti -  Ettore Messina, coach e
presidente delle 'Basketball Operations' di Olimpia -
estremamente disponibili a venire incontro ad eventuali
richieste della società. Sono ragazzi sensibili e responsabili,
sono molto orgoglioso di loro. Abbiamo un proprietario che si è
speso molto per l'Italia in questo momento di difficoltà».
Messina è turbato. Il basket gli manca - tanto da riguardare
la finale di Eurolega persa di un punto nel 2012 tra il suo Cska
e l'Olympiacos - ma «fatica» a parlare di sport e preferisce
«non commentare» l'ipotesi di cancellazione definitiva della
Serie A e la conseguente mancata assegnazione dello scudetto.
«Per un'eventuale ripresa della Serie A ci atterremo alle
disposizioni della Lega Basket e della Fip. Durante l'ultima
assemblea tutti i club hanno deciso di far parlare
esclusivamente il presidente Gandini per non generare
confusione, commentare sarebbe una mancanza di rispetto, non
tanto verso lui ma verso noi stessi».
Messina fa pubblica
ammenda per aver sottovalutato il problema Covid-19 («pensavo
fosse un'influenza più dura, mi sbagliavo di grosso e chiedo
scusa se ho detto sciocchezze a qualcuno»), si mostra
comprensivo verso le istituzioni italiane («una guerra
inaspettata»), criticando invece le autorità americane, dove lui
ha vissuto gli ultimi 5 anni come assistente di Popovich a San
Antonio: «Giudicare con il senno di poi sarebbe disonesto, ho
notato però in Italia una sufficiente rapidità nel prendere le
decisioni. Negli Stati Uniti invece non hanno ancora idea. Trump
dice che sarà un successo se conterranno il numero dei decessi a
meno di 100mila: la contabilità dei morti è un abominio, un
insulto, una cosa spregevole».
Ma le preoccupazioni principali,
ovviamente, sono rivolte all'Italia: «Pervade il senso di
scoramento, l'ignoto per il futuro, il dolore per le famiglie e
i loro lutti. Dobbiamo dire grazie a chi lavora senza sosta:
medici, infermieri, cassieri, chi svolge mansioni socialmente
utili. Ma non torneremo alla quotidianità di prima, fatico a
pensare a migliaia di persone dentro lo stesso palazzetto per
una partita o una metropolitana piena di gente ammassata. Ci
sarà inevitabilmente una forte tensione sociale ma speriamo di
portarci dietro questo bel senso di insolita coesione».
Lavoro di squadra, l'eterno mantra della sua filosofia.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Marzo 2020, 20:57