Rugby, l'Italia illude, ma alla fine perde di nuovo: la Francia passa 14-25

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di Paolo Ricci Bitti
Rassegnazione, frustrazione, delusione dopo essersi persino illusi, gli occhi bagnati di lacrime del capitano Parisse alla sua ultima partita all'Olimpico, perché, alla fine la nazionale di rugby continua a perdere. E di certo fa più male cedere così alla Francia (14-25), dopo aver letteralmente monopolizzato il match rispetto alla Caporetto di Twickenham di una settimana fa contro l'Inghilterra.

L'amarezza è così potente che non si è levato nemmeno un fischio dai 50mila fedeli dell'Olimpico nonostante il baratro della 22a sconfitta consecutiva, del quarto cucchiao di legno (5 ko su 5) di fila (e sono 9 in 20 edizioni del Torneo, del fatto che nel Sei Nazioni l'Italia non alzi le braccia al cielo dal remoto 2015. 
 


L'Italia ha dominato territorio (71%) e possesso (65%) ma ha dimostrato ancora di non sapere placcare (22% sbagliatI) e di non sapere segnare come farebbe ogni altra squadra del Torneo dopo aver costruito occasioni su occasioni.

Tra incapacità e somma, ma molta somma, sfortuna, l'Italia al the si trova sotto 6-10 contro la Francia che in 40 minuti ha avuto una sola occasione per fare meta e l'ha fatta, sia pure grazie al solito placcaggio sbagliato. Invece gli azzurri, oggi in maglia bianca, hanno combinato di tutto, hanno anche giocato bene, hanno dominato per quasi tutto il tempo, hanno entusiasmato i 50mila fedeli dello stadione assolato. L'unica cosa che non sono riusciti a fare è stata una dannata meta che sia una. Roba che è venuto persino da pensare a un invisibile muro di cristallo sulla linea di meta francese che tenesse fuori gli italiani.
Con caparbia, tecnica e bello spirito gli azzurri hanno costruito almeno 4 occasioni, hanno campeggiato sotto i pali francesi lanciando assalti su assalti, ma niente. Una volta mancava un millimetro, una volta l'ovale ha solo sfiorato l'erba, una volta è rimbalzato sul palo - se Allan ci riprova apposta mille volte non ci riesce- invece di finire nelle mani del debuttante Zanon che era già in meta. Mai vista una sfortuna così.
In realtà c'è solo da battersi il petto se non si riesce a segnare in queste occasioni, contro una Francia che al momento rappresenta l'avversario più vicino al nostro livello. 
E poi, in un gioco punto a punto, fra tanti episodi, forse era meglio ricorrere alla saggezza della tradizione ovale che impone di portare a casa tutti i punti possibili, ovvero, trasformare i penalty invece di andare in touche per cercare mete che poi non arrivano. Si poteva, insomma, cominciare la ripresa sul 12-10 se non 15-10. 

Nella ripresa la stessa triste solfa: Allan accorcia subito (9-10) dalla piazzola ma poi il risultato del gran lavorìo dell'Italia è che Huget spacca per la prima volta il tabellone al 56' segnando nell'unica volta che i bleus si sono affacciati nella nostra metà campo: 9-17.
Parisse è un leone, Ruzza conquista metri, Styen, Sisi e Polledri sono sempre in avanzamento; gli azzurri anche il dominio aereo perché rubano 4 anche touche (perse 2), ma poi bisogna attendere il milionesimo tentativo prima che Tebaldi al 64' segni finalmente la prima meta: 14-17. Allan sbaglia la facile trasformazione così come poco prima aveva buttato alle ortiche una punizione de prima elementare in mezzo ai pali. 
Più che un allenatore serve un esorcista, in questi casi.

La partita resta in bilico, ovvero resta pendente verso la metà campo francese in cui gli azzurri sono restati fino a 15 minuti consecutivo raccogliendo però un pugno di mosche. Sembra fatta, come pure meriterebbero gli italiani, al 74', con l'esordiente Zanon, sin qui bravissimo, che si tuffa in meta. No, dannazione: poi ci si accorge alla moviola che il suo coetaneo Penaud (21 anni) con una "manata" è riuscito a fargli cadere la palla in avanti di un capello. Un'ingenuità non stringere bene il pallone al petto in questi casi, ma almeno oggi vale la pena di non dargli la croce. 

Ed è lo stesso Penaud che a pochi secondi segna la meta del 14-25 dopo che Hayward si fa strappare la palla che aveva già tra le mani da Ntamack, 19 anni. 

Addio a un'altra possibilità di bloccare la serie nera, addio, nell'amarezza, del momento, alla possibilità di trovare qualcosa a cui aggrapparsi per ripartire verso i Mondiali in Giappone in autunno.
 


I marcatori. Italia: m. Tebaldi; 2 c.p.  63' 5' 12' 53' c.p. Allan. Francia: 15' m. Dupont 56' Huget 79' Penaud, 2 tr. Ntamack; c.p. 20' Ntamack; 63' d. Ntamack



LE FORMAZIONI
Italia: 15 Jayden Hayward, 14 Edoardo Padovani, 13 Marco Zanon, 12 Luca Morisi, 11 Angelo Esposito, 10 Tommaso Allan, 9 Tito Tebaldi, 8 Sergio Parisse (cap.), 7 Jake Polledri, 6 Abraham Jurgens Steyn, 5 Federico Ruzza, 4 David Sisi, 3 Tiziano Pasquali, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lovotti
A disp. 16 Luca Bigi, 17 Cherif Traore’, 18 Simone Ferrari, 19 Alessandro Zanni, 20 Sebastian Negri, 21 Guglielmo Palazzani, 22 Ian McKinley, 23 Luca Sperandio

Francia: 15 Maxime Medard, 14 Damian Penaud, 13 Mathieu Bastareaud, 12 Wesley Fofana, 11 Yoann Huget, 10 Romain Ntamack, 9 Antoine Dupont, 8 Louis Picamoles, 7 Yacouba Camara, 6 Gregory Alldritt, 5 Paul Willemse, 4 Felix Lambey, 3 Demba Bamba, 2 Guilhem Guirado (cap.), 1 Etienne Falgoux
A disp. 16 Camille Chat, 17 Dany Priso, 18 Dorian Aldegheri, 19 Paul Gabrillagues, 20 Arthur Iturria, 21 Baptiste Serin, 22 Camille Lopez, 23 Thomas Ramos
Allenatore Jacques Brunel

Arbitro: Matthew Carley (Inghilterra)



LA PRESENTAZIONE
Di poco poco - appena 5 punti - è la Francia a essere favorita oggi alle 13.30 all'Olimpico contro gli azzurri davanti a oltre 50mila fedeli nell'ultimo turno del Sei Nazioni.
Meglio così, anche se ci hanno pensato parecchio, i bookmaker, prima di distillare questo striminzito pronostico che scarica qualche responsabilità in più sui bleus, affamati di vittorie perché in piena crisi d'identità e di risultati da due stagioni, sbarcati a Roma con il solo scalpo della Scozia alla cintura e pessime figure con Galles e Irlanda rispetto alle prestazioni dell'Italia. Entrambi sono stati poi identicamente fracassati dalla magna Inghilterra.

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PRONOSTICI
«Pronostici? Precedenti? Guardate, sinceramente non me ne importa nulla. A me e agli altri ragazzi, dai veterani Ghiraldini e Zanni al debuttante Marco Zanon, interessa solo e soltanto e unicamente vincere, battere la Francia», dice Sergio Parisse, il 35enne capitano che dopo i Mondiali autunnali in Giappone chiuderà la sua favolosa avventura ovale. Gli brillano gli occhi quando parla, e non solo perché la sfida con la Francia è per lui un colpo a cuore e stomaco da dieci anni, ovvero da quando guida lo Stade Francais a Parigi.

Stesso disinteresse, nel suo sguardo, nei suoi gesti, per altre pur nobili accezioni calamitate al match odierno: è la 100ª partita dell'Italia nel Sei Nazioni nonché la 500ª nella storia del rugby azzurro dal 1929. Ben 71 di queste proprio contro i Galli, i primi fra le grandi potenze ovali a degnarci del confronto dal 1935. In palio, poi, il trofeo Garibaldi, il trofeo più pesante del mondo, e l'impalpabile e ignominioso cucchiaio di legno, scagliato contro chi perde tutte e 5 le partite.

TROFEO GARIBALDI
Per l'Italia sarebbe il 4° consecutivo, visto che siamo sprofondati a 21 sconfitte di fila, tutti dati consultabili anche sulla nuova piattaforma digitale Fanize messa a punto da Iquii e Fir.
«Appunto, dopo tutti questi ko abbiamo una voglia di vincere che non ci lascia respirare», tuona ancora Parisse facendo eco a quanto detto in questi giorni dal ct O'Shea. La Francia, è vero, non sta bene come squadra, perché invece a prendere i singoli c'è ancora una certa qual differenza, ad esempio fra la matricola Marco Zanon, 21 anni, 1.89 per 90 kg, e Mathieu Bastareaud, 32 anni, 55 caps e 122 kg. E non gioca pilone, ma trequarti centro proprio davanti a Zanon. Che debutto! Occhio anche al pilone, lui sì, Demba Bamba, 20 anni, una scheggia di 118 kg.
«Emozionante consegnare la prima maglia azzurra a Marco - racconta Parisse, che ne accumulate 137 - È elettrizzato come lo ero io nel 2002». La questione, alle solite, sarà di non ciccare i placcaggi perché contro l'8ª squadra al mondo ogni errore è punito con una meta. Poi, se il muro regge, gli azzurri di O'Shea, palla in mano, possono dire la loro: i bleus tendono a innervosirsi, a sfilacciarsi ed è allora che vanno colpiti, magari dopo averli impegnati con le cariche di ragazzoni come Negri, Steyn, Polledri e Sisi. Forza azzurri, allora: finora mai il pronostico è stato così stretto. Impegnati in battaglie di retrovia, va pure detto che oggi Galles, Inghilterra e Irlanda lottano ancora, beati loro, per la vittoria finale: che Torneo il Sei Nazioni.


 
Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Marzo 2019, 18:49
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