Sergio Friscia riparte: «Dopo lo stop a Mezzogiorno in famiglia, farò la voce grossa»

Sergio Friscia riparte: «Dopo lo stop a Mezzogiorno in famiglia, farò la voce grossa»

di Totò Rizzo
La televisione non gli mancherà: «Diciamo che la decisione di Carlo Freccero, direttore di Raidue, di mandare in soffitta Mezzogiorno in famiglia, è stata l’occasione per prendermi il famoso anno sabbatico». E così, senza la luce rossa della telecamera che ogni fine settimana si accendeva sul doppio appuntamento firmato Michele Guardì, di cui era animatore, Sergio Friscia – palermitano, 48 anni – potrà dedicarsi ad altro, proprio mentre scocca il trentesimo anniversario di carriera.

Che cosa bolle in pentola, Friscia?
«Un progetto teatrale di cui non posso anticipare nulla se non che l’altro giorno un direttore d’orchestra, facendomi un provino, mi ha detto: Lo sapeva di avere una voce da tenore? Intravedo orizzonti inaspettati». 

Nessun rimpianto dopo anni di over exposition sul teleschermo, dalle fiction a Tale e quale, alla conduzione?
«Nessuno. In tv credo di aver fatto di tutto, dalla recitazione alla gara di imitatori, dal “bravo presentatore” al mezzobusto sui generis di Striscia. Non sono uno che sgomita per avere un contratto né una prima serata tutta mia. Sono felice per aver creato una rete di affetto e di stima sia in Rai che a Mediaset e soprattutto per aver avuto il riscontro del pubblico, sempre».

Tutto guadagnato poco alla volta…
«Sì, senza fretta, spesso facendo anticamera per anni. Come quella per convincere produttori e registi che non ero solo un comico, maledette etichette, ma potevo benissimo fare la fiction: è durata quindici anni. Poi, sul set de Il capo dei capi e Squadra antimafia, a fine scena magari partiva l’applauso della troupe».

Trent’anni tondi di carriera. Cominciati dando un dispiacere a papà e mamma.
«Mio padre era informatore scientifico e la casa farmaceutica gli aveva fatto capire che c’era una possibilità di continuità con me. Lo stesso per mamma che era dirigente in banca quando gli istituti di credito assicuravano il posto ai figli dei dipendenti quando questi arrivavano all’età pensionabile. Avevo non uno ma ben due posti sicuri. Ma la testa era ad altro». 

Gli inizi?
«Nelle piccole tv private a Palermo, poi con i network regionali siciliani e da lì a La sai l’ultima? su Canale 5. Poco dopo qualcuno mi disse che Boncompagni stava cercando personaggi nuovi per uno show di Raidue: era Macao».
 
Come lo convinse?
«Mandai una videocassetta con i miei personaggi, mi convocò ma al provino, accesa la telecamera, si sedette accanto a me e mi disse a bruciapelo: Dunque lei ha aperto un ristorante su Marte…. Pensai fosse matto, invece voleva testare la mia capacità di improvvisazione. Mi fermò dopo tre minuti: Okay, sei dei nostri».

Un bel laboratorio di talenti quello di Macao.
«Da Paola Cortellesi ad Enrico Brignano, da Lucia Ocone a Biagio Izzo, a Sabrina Impacciatore. Aveva occhio, Boncompagni».

Popolarità alle stelle, grazie a quel programma. 
«La gente mi fermava per strada, mi chiedeva di fare i miei personaggi, il signor Di Giovanni, Lollo, Calogero da Agrigento. Tutti presi dalla realtà, beninteso, scovati casualmente. Per Di Giovanni, ad esempio, mi ispirai ad un distinto signore che, nottetempo, vidi attraversare la strada, in giacca da camera, foulard, pantofole per gettare il sacco dell’immondizia nel cassonetto. Con Lollo furono guai: era ispirato a un tipo che rollava in continuazione canne, che parlava svagatamente, collanine, braccialetti, treccine rasta, marijuana dipendente. Ci fu un’interpellanza parlamentare, a Montecitorio dissero che istigavamo all’uso di droghe. Per un po’, cinicamente, Boncompagni mi disse di continuare, poi ci chiamarono dai piani alti di viale Mazzini». 

Da lì un successo sempre confermato. Avrà convinto i suoi, finalmente.
«Mio padre si inventò mio road manager, mi seguiva città dopo città nelle serate. Per anni è stato una tutela costante, pronto dietro le quinte con l’asciugamani, gli oggetti di scena, la bottiglietta dell’integratore. Quando morì, nel 2015, interruppi i live per un anno e tuttora, quando salgo sul palco, sono certo che sia ancora lì». 
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Luglio 2019, 08:01
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